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Una sera a Gottinga


 

...arrivo a Gottinga che è già tardi... ho sottovalutato l'impatto emotivo di un posto sconosciuto visto per la prima volta al buio della sera... ho sottovalutato le dimensioni della città... le indicazioni mandate a memoria guardando la cartina mi tradiscono e, giunto ad un incrocio stradale, inevitabilmente scelgo la via sbagliata... sono stanco, dopo la giornata passata a Colonia, e soprattutto so di dovermi presentare in albergo entro un'ora... percorro le vie semideserte del centro cittadino, il pavè delle strade angolate ricche di storia, illuminato dalla luce dei lampioni crea caldi riflessi e rende piacevole il silenzio che mi accompagna i miei passi... è domenica sera, eppure ci vuole del tempo prima che riesca ad incontrare qualcuno cui poter chiedere indicazioni affidabili...

Devo deviare ed uscire dalle mura medievali... alzo lo sguardo e scorgo un cielo limpido... stellato, come da molto tempo non mi capita di vedere, abituato come sono alle basse nuvole che scorrono nel cielo olandese... mentre costeggio un parchetto a ridosso delle mura, osservo la presenza di alcune statue... sono effigi di matematici del secolo passato che hanno legato il proprio nome a quello dell'università... l'unico che riconosco, comunque, è quello di Gauss... la città vi rende onore in questo modo... E' noto che qui hanno studiato o insegnato molti premi Nobel, ogni casa in centro ha le sue targhe di cui potersi fregiare – ed alcuni sono veramente famosi, spesso nomi legati a conoscenze acquisite al liceo, a qualche legge formulata tra un testo di chimica ed uno di fisica... scoprirò che anche Enrico Fermi è passato di qua... Sarà il cielo terso, sarà la consapevolezza che qui hanno vissuto personaggi che del pensiero hanno fatto la loro vita, saranno le mura cittadine e la stradina attraverso questo giardinetto... mi viene in mente, anche se non ne conosco i più profondi significati, per un attimo, una frase tanto celebre di Kant “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”... l'affascinato smarrimento di essere un infinitesimo di tutto ciò che esiste, ma anche la fiera coscienza di essere, di poter pensare, di poter agire...


Oltre questo ricordo, oltre la prima impressione... potrei parlare del corso e delle persone incontrate, delle giornate seguenti, della città vista di giorno – diversa e affascinante nella sua semplicità –, della statua di ragazza posta dinanzi al municipio che tutti gli studenti laureati devono scalare per poterla baciare... vorrei raccontare di una persona, in particolare, conosciuta tra le lezioni, del turbinio di pensieri e domande che si è sollevato dentro di me... su di me e su quello che vorrei o non vorrei fare... questo sì sarebbe lungo e confuso... perchè alla fine mi sento sempre fermo, seduto indeciso davanti ad un bivio... vorrei parlare di un italiano emigrato laggiù quindici anni fa, che ho conosciuto una delle prime sere e che con la sua storia mi ha tenuto compagnia, a parlare di calcio e di un Paese lontano che gli ha negato delle possibilità cercate altrove, delle delusioni e dei sentimenti così simili a quelli raccontatimi da un'altra persona, in un altra città – Bruxelles -, in un'altra giornata... storie normali... raccolte lungo il cammino, nuove “foto” da aggiungere e conservare...


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