C'è una gelateria a due passi da Piazza Navona, in una delle traverse che immettono sulla piazza stessa... a oltre dodic'anni di distanza, tanto è passato da quando sono venuto a Roma l'ultima volta, è ancora lì, con le sue porzioni esagerate e la varietà di gusti straordinaria. Da Quinto. Oltre a Piazza Navona, che pure in questi giorni appare così diversa da allora, stracolma di gente sì, ma anche di bancarelle natalizie che a ripetizione espongono gli stessi oggetti, l'altro ricordo nitido che portavo con me era la mole impressionante che si affacciava sul Tevere di Castel Sant'Angelo. Per il resto, ma anche per questo, era nuovamente da scoprire. Era da percorrere, letteralmente zigzagando sulla cartina, con l'intenzione di perdersi a ripetizione. Da piccolo ti parlano di Roma e pensi all'antichità, alle rovine classiche, alla via dei fori imperiali che sfocia sul Colosseo. Questa volta invece, a catturarmi è stata la Roma che dal medioevo si sviluppa per diventare quella che fu la Roma dei papi, espressione di potere e torbido scenario di congiure e lotte sanguinarie. La Roma di Caravaggio, del duello e della precipitosa fuga, la città dei Farnese, dei Gentileschi e dei Cavaradossi. Una città di luci ed ombre, ricca di scrigni d'arte, dove ogni chiesa trabocca di tesori inestimabili che altrove potrebbero valere il passaggio di una città intera, eredità di un passato che fondeva nella luce terrena il fuoco divino.
Il punto di partenza è il Vaticano, gioielli d'arte custoditi tra le mura di un museo e gli incensi della basilica, ed una piazza che la sera si trasforma e nel suo abbraccio diventa sorprendentemente un luogo intimo e silenzioso. La cupola domina la città, domina le altre volte, affrscate che popolano i cieli di Roma, i palazzi, le osterie e gli angoli pittoreschi che si incastrano in un nucleo che ancor più dopo il tramonto acquista fascino e quel sapore di romanità che sfugge ad una definizione precisa. Seguendo idealmente il Passetto arrivi a Sant'Angelo, ed al ponte sul Tevere, popolato di Angeli. Qualche ombra attraversa le arcate e fiora la figura indefinita di un musicante di strada che malincnico tinge l'aria frizzante ma non gelida che avvolge la città a fine dicembre. E' un po' il mio luogo del cuore, in qualche modo lo era già, nei miei ricordi, nelle mie immagini non stampate altrove che la mia mente. E maestosamente staglianti davanti il profilo del mausoleo fortezza, avvolta ella stessa dalla melodia ripetitiva di una fisarmonica, questa schiera di angeli mi appare severa e tenera allo stesso tempo. Oltrepassato il fiume, discendi lungo vie sempre diverse, ti perdi e ti ritrovi, come se questo potesse in qualche modo rievocare ogni volta un passaggio, un episodio, un angolo ancora sconosciuto e pur ricco di colore e tonalità umane, fino ad arrivare ai punti più noti, quelli a cui in un certo senso non puoi sfuggire, perchè chissà dove già presenti nella tua immaginazione e nelle sfumature dei tuoi ricordi.
Tra tutte le chiese che ho visitato, e tra tutti i luoghi in cui invece non sono arrivato, perchè chissà qunte volte tornerei a camminare per questa città, c'è una chiesetta che nell'arco di due giorni, per me è stata una visita straordinaria. La basilica di San Clemente, proprio dietro al Colosseo, racchiude sotto le volte coperte di mosaici sfarzosi, le pareti affrascate ed il pavimento cosmatesco disegnato su incredibili variazioni geometriche, uno straordinario viaggio nel passato. Scendendo una rampa di scale infatti, il tempo inizia ad invertire il proprio corso e riporta indietro attraveso affreschi graffiati, mura interrate, oscurità, aria umida e pietre su pietre, all'originale basilica, ai culti medievali e ancora oltre smepre più indietro, alle abitazioni romane, ad una fonte d'acqua viva ed alle sale di un tempio adibito al culto del dio Mitra.
Sono solo alcune istantanee di un luogo che da molto, troppo tempo non rivedevo e non conoscevo. Gli occhi, negli anni, imparano a guardare in maniera diversa e chissà ancora in quanti modi potrei tornare e rivedere, camminare, sempre e tantissimo, dove già sono stato ed ho legato i miei ricordi con fili invisibili, o dove ancora non sono mai stato. Semplicemente, mi piace questa città.
Comments