Mi piace questa piazza. E' sempre diversa, sempre affascinante. E' uno dei pochi luoghi dove non mi sento sprofondare nella calca della gente, dove un luogo affollato non mi fa soffocare. Lo so, che già ci sono stato, che già ne ho parlato. Anche a dicembre, l'anno scorso come quest'anno, attraverso i mercatini di Natale. Che poi sono sempre gli stessi, la posizione delle bancarelle, i mille oggetti inutili che si ha l'impressione non si riesca proprio a fare a meno di comprare, i piatti da mangiare ed i profumi dei cibi semplici e sostanziosi che si spandono dai calderoni. Sembra non ci sia freddo, tante sono le persone che si muovono e stringono vicino, e la pioggia, inevitabile e improvvisa la vedi solo sul pietrisco bagnato e la senti solo sul berretto umido. E poi, c'è la pista di ghiaccio, avvolta attorno un albero scintillante di cristallo, e la ruota panoramica, candida e gigante che dalla fine del viale offre la vista su tutto ciò che da lassù si osserva brulicarvi attorno. E c'è la bancarella che vende immagini dipinte ad acquerello, al centro della piazza... c'è anche quella che ogni volta guardo e non so se comprare o no... sempre lì, ad osservare la gente che passa, ogni giorno o una sola occasione, e mi viene in mente quando ascoltando la musica osservavo quante persone e quanti pensieri mi scorrevano davanti agli occhi sfiorandomi senza che nemmeno se ne accorgessero.
E passeggiando, strattonando e perdendosi, ricordavamo e raccontavamo dove ci eravamo fermati l'anno scorso, io e mia sorella, dove aveva voluto comprarmi gli scacchi di legno, dove avevamo provato l'uva avvolta nello zucchero e dove l'avevo trascinata a mangiare crepes trabordanti di cioccolata e bera cioccolata, ancora, densa e fondente. Poi, c'erano i negozi di pizzi e la tovaglia che avevamo cercato, il centrino blu notte e le decorazioni. C'erano tutti questi ricordi, piccoli ma grandi, e li rivedevamo ripassandoci davanti, a distanza di un anno, come se ci specchiassimo su una goccia d'acqua e ne scorgessimo le immagini soffuse e tremanti.
Già, i riflessi dell'acqua... nella piazza centrale, dove gli alberi di Natale si illuminavano all'unisono con le magiche luci proiettate sulle ricche facciate degli edifici, danzanti a suon di musica, differenti di anno in anno, tutti si fermavano ad osservare rapiti col naso all'insù. Tutti immobili, per qualche minuto, ad osservare l'Hotel de Ville diventare una fiaba... E sul selciato, lavato dalla pioggia, tra piccole pozzanghere, si apriva un mondo nascosto, ancora più fiabesco ed irreale, dove luci tremanti sembravano uno squarcio di cielo stellato che subito scompariva al passaggio delle persone. Ecco, forse a questi riflessi, così sfocati ed irreali, associo tutti quei ricordi che portiamo con noi, che magari affiorano quando torniamo in un posto, o sentiamo un profumo, o ascoltiamo una musica, o chissà per quali altre vie dei nostri pensieri. In fondo, basta solo un po' di pioggia...
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