Il motore della barca di pescatori sbuffa rallenta, si ferma. Eppure la rive, se così si può chiamare quel lembo di terra inzuppato, é lontana. Quindici, venti metri. Acqua torbida del Mare del Nord. E gelida ovviamente, nemmeno il tempo di venirne a contatto. Si sbarca così, la sabbia molle sotto i piedi e la terra, quella che gli occhi vedono davanti. Paesaggio di un altro pianeta,ed invece é qui, nell'angolo più a nord che consentono le isole frisoni. L'ultima si stende all'orizzonte come se fosse un miraggio nel deserto, profilo indefinito di qualcosa che affiora oltre la linea azzurra ed indefinita dell'orizzonte. Col cielo limpido chiazzato di nubi, ed il mondo capovolto nei riflessi luccicanti sotto i piedi. Senza confini, come la vista che si perde in ogni direzione guidata dalla bellezza aliena di un mondo che normalmente é sommerso dall'acqua. Aliene queste figure umane, che solcano questo paesaggio, ombre sfocate piccole ed indefinite che si agiatano sullo sfondo.
E così inizia il cammino. Infagottato anche, che tanto caldo proprio non fa. Laddove la sabbia può essere dura e compatta e diventare improvvisamente molle e cedevole. Ed il passo che sprofonda, quasi fossero sabbie mobili, fino al polpaccio. Un passo dopo l'atro, sferzao dal vento freddo del nord, quello che piega le piante e fino i fili d'erba seccati dal vento sono contorti. Immagine di una terraferma che é scomparsa, in questo oceano mare. Perché é sul fondo dell'oceano che avanzano i passi, un po' in equilibrio, un po' più sicuri. E le conchiglie che affiorano dal terreno per qualche ora vedranno il sole, mentre rigagnoli d'acqua vi girano attorno, e pozzanghere che presto si ricongiungeranno al mare, attraverso il segno incessante lasciato dalle onde sul fondale scoperto. Nudo, come i sassi che restano scoperti al vento, luccicano come diamanti, illuminati da un sole già alto, o come i banchi di cozze e gusci di mare che scricchiolano al passaggio. Fino alle correnti vere, quelle che fluiscono tra una banchina e l'altra. Anche rabbiose, a volte, perché quando l'acqua arriva alla vita se ne avverte tutta la forza. Oceano mare. Non potrebbe essere più di così, luogo dell'anima, spalanca gli occhi, la mente ed il cuore, per piangere, dentro, magari, e dirsi che anche questa é bellezza. Sconfinata, tutta attorno, con un cielo che sembra a portata di mano ed il sapore intenso dell'acqua salata che impregna i vestiti e sale alle narici. Con la terrraferma, che si riavvicina, verdi declivi che si oppongono all'acqua e strappano lembi di terra. Così come l'acqua si riappropria lentamente del proprio terreno, alle spalle, ed inghiotte solchi lasciati per stada ed orme profonde che svaniscono, così, nell'arco di un attimo, come un sogno, un battito di ciglia, un moto dell'anima o la vita stessa, non lo so.
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