Se il nome incute un po' di timore ed evoca magari qualcuno di quei personaggi spaventosi delle favole nordiche, Foresta Nera é anche un susseguirsi di villaggi colorati e silenziosi, cascate d'acqua e sentieri che scompaiono nel nulla, orologi a cucù, abbazie abbandonate e magari divorate dal tempo e profili di castelli imponenti. Non sorprende che su questi paesaggi si siano soffermati gli occhi di scrittori, filosofi e musicisti. E sì, a volte qualche scorcio incute un po' di timore, attira al mistero come la voce di una strega dalle spoglie affascinanti che si nasconde nel fitto del bosco, in una serie inaspettata di strade ripide che si arrampicano tra le montagne per poi tuffarsi nuovamente nel polmone verde della foresta, in una forza silenziosa e selvaggia che la foresta custodisce fino a lambire ogni vestigia costruita dagli uomini. E pazienza se sia tutta - o quasi - un'illusione istigata dalla forza di un nome dettato dall'antichità, laddove sembra di immaginare i confini del mondo conosciuto: forse ancora si può pensare che sia così, luogo misterioso e sconosciuto nel cuore di un'Europa moderna che rapidamente sembra essere diventata lontana.
Era un profilo imponente che vedevo dalla strada. Più di una volta, lungo quell'asse nord-sud e ritorno, mi é capitato di guardare dal finestrino ed osservarlo lentamente sfilare al fianco. Oggi no, questa era la destinazione, le sue mura incastrate sulle rocce ed i torrioni possenti, ed il nome, il mio nome, di re e cavalieri, ad attendere in cima alla rocca, custodito tra le segrete, gli scudi colorati di simboli e significati nascosti, e lo sguardo silenzioso che si stende dall'orlo del camminamento, oltre un albero solitario sospeso nel vuoto, su quella stessa linea da nord verso sud, verso un luogo che era quasi miraggio.
Sembra uno dei nostri laghi. Anche se probabilmente con un po' meno fascino. In una giornata di sole, ormai a ridosso delle Alpi, solo che si arriva giungendo da nord. Negozi straripanti sulla strada che conduce al lago, sciami di gente e coppe di gelato. Ma anche cestelli di frutti di bosco, miele aromatizzato ed una processione di figure di legno che animano l'orologio al girare dell'ora. Quasi a ricordare che la foresta é lì, folta ed oscura appena le giornate di sole si spegneranno, a lambire le rive del lago.
Oltre una coltre di rami spezzati, ho intravisto le pietre diroccate di un'abbazia abbandonata. Ho pensato ad un quadro famoso, laddove la nebbia si sostituiva ad una giornata di sole. Senza luogo e senza tempo, doveva essere qualcosa così. Ho ascoltato lo stesso silenzio di quel luogo, immaginandomi occhi che non vedevo perché due ombre stavano immobili di spalle, allora ho cercato di trovarlo come nascosto tra le pieghe di un colpo di pennello. E da lì seguendo torrenti d'acqua e cascate, ho avuto l'illusione di penetrare oltre un intrico di foglie e di volte naturali, seguendo il corso dell'acqua come un istinto, a magari immaginando di ripercorrere quelle stesse vie che qualche pensatore perduto aveva calcato in un altro tempo.
Si ha quasi la sensazione di riemergere, risalendo lungo la via del vino che costeggia il confine con l'Alsazia, laddove le macchie di foresta lasciano il posto alle vigne, ed il terreno ondulato segue un profilo più dolce. Arrampicandomi nuovamente, lungo un sentiero che conduce alla cima, seguendo le linee regolari disegnate sul terreno. Anche la luce sembra diversa e più calda. Suggestioni. Come davvero fossi uscito e riemerso da una favola popolata di personaggi misteriosi ed un po' cupi. Il calore della vigna ed il sapore delicato dell'uva li dipanavano. Ho guardato indietro con un sorriso ed allo stesso tempo la sensazione amara che quelle favole affascinanti fossero già sfumate via. Tanto che quasi sembrava di aver già oltrepassato il confine.
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