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Parte Quinta - Il deserto di lava


 


"...E' capace di divorarsi una vacca di tre anni. Porta una tripla corazza. Tre bovi fanno fatica a trasportarlo. Inghiotte un uomo tutto intero con la faretra e non gli rimane di traverso. Mangia un uomo intero e non gli sazia il cuore. Se si adira lancia una freccia attraverso una montagna e infilza un paio di decine di uomini. Se litiga con l'amico che vive dall'altra parte della steppa, scocca una freccia e lo infila..."



Sarà fango, sarà pietra sputata dal fuoco, quello che attraverso é un paesaggio nero come la pece e colorato come l'autunno degli alberi che esalano come spettri dal terreno. Si perdono a vista d'occhio, da qui, dove tutto questo ebbe inizio e dove adesso rimane un vuoto arido e silenzioso. Cammino sulla cresta del cratere, in senso rigorosamente antiorario, perché anche questa é una montagna, un gradino verso il cielo, forse anche in passaggio ancora più profondo, visto che parte direttamente dalle viscere della terra. E' così che quel cerchio imperfetto diventa un percorso simbolico, aprendo l'anima a trecentosessanta gradi, oscillando tra le rive di un lago in lontananza, un mare di spettri dorati che rabbrividiscono alle ventate di gelo, ed un antro cupo come il carbone.



Credo che in questi giorni stiamo attraversando uno dei paesaggi più interessanti del viaggio. Una cascata al termine di una gola, una strada nascosta in una foresta, un lago spazzato dal gelo. Le temperature stanno cambiando rapidamente, con oscillazioni vertiginose, ed una giornata di sole caldo ne anticipa di bufera di neve. Nevicava quando ho scalato il cuore spento di un vulcano. Nevicava ancora, e uomini a cavallo spingevano le mandrie attraverso passi spazzati dal vento che cavalli semi-addomesticati sembravano affrontare coi muscoli tremanti. Lentamente, emerge un altro aspetto di questa vita ruvida e cruda: se prima era stata l'aridità del suolo a colpirmi, é l'inclemenza del tempo adesso a risaltare sempre più evidente. Un'inclemenza affrontata ancora con normalità, perché questo é solo l'inizio, nemmeno la fine di settembre, ed ancora le foreste sono una macchia di colore che attenua gli sprazzi di neve coi suoi riflessi dorati.



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