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Immagine del redattoreoytis

Parigi - affrontare i propri demoni


 


Ecco, tra le mani tengo un paio di biglietti della metropolitana, di quelli che costano un po' meno quando si comprano in carnet. Due strisce di carta leggermente ingiallita. Che sono rimasti nel portafoglio più di due anni. Ecco, li tengo in mano ora, nemmeno sono sicuro che la macchinetta li accetterà. E' come se per un attimo mi scorresse di nuovo sotto gli occhi il muso che mi sono beccato quando ho comprato questo carnet. Anche di questo sono fatti i ricordi sparsi, come per terra.

Ma sì, siamo a Parigi, io ci sono tornato, dopo così tanto tempo considerando quanto sarebbe in realtà vicina. Siamo arrivati la sera, dietro la Bastiglia, e nella notte che nascondeva chissà dove il freddo che spetterebbe ad una notte di inizio dicembre, c'era un sacco di gente in giro, per le strade, semplicemente per il gusto di essere fuori. Sembra strano rendersi conto di notare una cosa del genere, che tutti quanti siano fuori non debbano necessariamente riempirsi d'alcool per divertirsi.

Siamo scesi, verso il fiume, verso Notre Dame ed il quartiere latino, una mattina di sabato, e poi giù, lungo un itinerario che più classico non si potrebbe immaginare, dove a volte qualcosa é rimasto, di invisibile quando sono passato. E quest'aria fresca mi riempie i polmoni. Questo é un palcoscenico perfetto. E di luci, quelle ce ne sono sempre di più, ancora di più lungo quelle ali di mercatini di natale, addobbi e luci per le feste di fine anno. Ancora più bella, ancora più sogno, per quanto questi siano occhi da turista. Eppure sì, ora sono solo strade silenziose, luci dei locali ed immagini sfocate che si proiettano dai cafe, il calore che investe il volto quando attraversi la porta. Sfocate...

Sono nuvole spezzettate che danno profondità, su dalla collina di Montmartre, spaziano sopra l'intera città, sopra i tetti, i comignoli fumanti di una mattina che é ancora in dormiveglia. Come in un film, giusto? Ecco come sono le strade che scendono, da dietro il santuario, tra la musica ed i colori sparsi su tela. La fermata della metropolitana é di fronte a quel che resta del Moulin Rouge. Questo incrocio lo conosco. Ho ancora un biglietto, di quelli ingialliti. E' così che sbuchiamo fuori al Trocadero, l'aria tersa fresca che colma il respiro. Ancora. Basta girare l'angolo. Un alito di vento. Voci, gente che si mette in posa, gente che balla, gente che protesta, gente che passa. E pure la luna che già si vede, allineata come fosse accanto ad una star, é pallida nell'azzurro di un pomeriggio d'inverno. Eppure in cima in cima non ci sono mai salito, e qualche volta qualcosa é pure andato storto...

Qui, da qualche parte, in una pozzanghera, in un riflesso, in un filo d'erba, si é perso qualche frammento di me.




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