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Anime di legno e corde di violino


 



Sospesi nell'aria, come le note che aspettano soltanto di liberare, allineati come soldati in vedetta incorniciati da vetrine brillanti e stucchi cangianti. Oppure all'ingresso di un grande salone illuminato da lampadari di cristallo, come fossero lì ad attendere per dischiudere un mondo intero alle orecchie es all'anima. La nascondono, loro, quell'anima, la custodiscono gelosamente dietro vernici sgargianti che profumano d'antico e striature di passione, dietro quella forma ipnotizzante, il legno vecchio di secoli che sono intrisi della loro storia, dietro la loro indistruttibile fragilità. Un cielo, addirittura un empireo colmo di violini. E di chissà quali altri strumenti, alcuni inghiottiti nei meandri del passato, con le loro astruserie barocche, le forme curiose e le preziose decorazioni, alcuni evoluti alla ricerca di timbri nuovi e di una perfezione del suono che poi chissà se possa esistere mai quando si parla di arte e bellezza. Alcuni insufficienti, per l'anima di chi componeva e consegnava le proprie note al futuro senza averle ascoltate oltre il cuore e la mente, alcuni altri niente più che distrazioni e gioco o per contro ore ed ore di insegnamento.



There is a popular saying in Vienna that "Heaven is Fulll of Violins". It comes from a poem published by Achimvon Arnim in the collection "Des Knaben Wunderhorn" (The Boy's Magic Horn), and it gave its name to the present exhibition, which approaches the subject of "stringed instruments" from a wide variety of different angles.

Among the themes are the playing of stringed instruments, the theory and methods of teaching them, the sociological development of professional concerts, the interaction between creative and performing musicians as well as an instrument-making. Inspired by the performances of Nicolò Paganini in Vienna but also under the influence of French violinists, Viennea developed a school of violin-playing and a tradition that remains influential today. It not only produced outstanding soloists but also a large number of chamber musicians, a fact that is conspicuous in the preferential treatment given the string quartet in Vienna. With the disappearence of private aristocratic ensembles in the 19th century, musical life enetered the public sphere, and a number of concert halls of varying capacity were built. In a parallel development, private musical performances also flourished in amanner that was later never to be surpassed. These pramework conditions promoted in equal measure the production and dissemination of both printed music and musical instruments.



La via che da Vienna conduce a Budapest risuona intera di queste corde, pizzicate, percosse o sostenute dall'arco. Risuonano della vita di quei musicisti che sono passati, dalle trenta case di Mozart, a Heiligenstadt ed al suo testamento, incontrando sul percorso nomi giganti e nomi più nascosti. Risuonano al cimitero centrale, con le loro lapidi disposte ad orchestra. E risuonano oggi, certo, per le strade, dalle cui finestre giungono le note regolari degli esercizi, o negli angoli che meno ti aspetti, al calare della sera poi, racchiusi in melodie struggenti ed incontaminate, così come si animano invece attorno ai caffè ed ai ristoranti. Risuonano nella grande tradizione dell'opera, la Staatsoper, nelle sale dorate del Musikverein, nei teatri di burattini e quanti luoghi indissolubilmente legati, tra realtà e leggenda, alla storia della musica. Così vi accedi, a questi luoghi magici e sì, anche se è un concerto d'estate, immagini gli sfarzi viennesi d'altra epoca, le parrucche di Mozart e le leggende di Amadeus, tra sogno e realtà, di una musica che comunque appare sempre assoluta, mentre già si fanno strada i walzer, le polke e le arie di Strauss, danzati da cavalieri imbardati sui loro destrieri o esplosive dal palco ornato dei fiori di Sanremo, scossi da tanta irruenza sotto le decorazioni abbaglianti e le raffigurazioni del Parnaso.



E così ti ritrovi su un fiume, immenso, che in realtà fa un po' anche da ponte, con le sue arcate attraverso tradizioni tanto differenti. Sulla perla del Danubio, la musica incalzante si alterna a melodie struggenti, ed è sempre un po' irraggiungibile e sforzata, verrebbe da dire, incalzante di un'inquietudine ed una vivacità che non riesci ad afferrare, marchiate di quel tratto tzigano che colora un altro universo. La musica scorre, proprio come le acque del fiume, lambisce i villaggi, avvolge i vestiti sgargianti, trascina alla danza. Sul volo di un violino impazzito che balza dai toni acuti più striduli alle note più oscure. Oscure come i lati nascosti del cuore, quelli pesanti, dove note così possono aprire squarci, prima che ci sia il tempo di accelerare di nuovo, gridare, danzare, scattare in movimenti vorticosi che scandiscono un abbraccio, una festa, un raccolto o chissà cos'altro. Senza respiro...



La notte è scesa, e con la notte la città alta, Pest, si svuota e rimane avvolta nel silenzio. Attraverso il piazzale del castello, le vie deserte illuminate dalla luce delle taverne. I negozi di souvenir sono chisi e scompaiono senza la luce del giorno. Qualche musicista entra ed esce dalle taverne, dalle quali note sfumate giungono lontane. Dalla chiesa di San Mattia salgo sul bastione dei Pescatori, e la città, così silenziosa e lontana si stende ai miei piedi. C'è tutta la calma della sera, la sensazione di un arrivo dopo una giornata di cammino, dopo tanto via vai quasi fosse una tempesta passata, ci si potrebbe fermare per ore e fissare l'orizzonte. E' un suono inconfondibile, questo violino che dispiega alla notte le proprie ali... proprio qui sotto, ai piedi di una scalinata deserta, oltre quell'arcata illuminata da una lanterna. E' un uomo che suona, al silenzio, alla città in fronte a lui, a chissà quali ricordi e quale sua storia. Ma suona, occhi chiusi e chissà quali note a memoria, e non vi è pubblico, anche se il suo canto mi sembra fendere l'aria e raggiungere gli accessi più remoti. Suona, invisibile, a chi attraversa la scalinata ed arriva alla cittadella, a chi scende verso il fiume. C'è una sensazione non detta di solitudine in tutto questo, una malinconia grave e silenziosa, ma delicata quasi leggera sull'onda delle note. Posso solo ringraziare quest'uomo, che nel buoi della sera mi regala il suo canto, la sua bravura, la sua storia.




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