Luglio 2010
A volte - molto spesso in realtà - non so trovare le parole per descrivere la bellezza di un luogo, un viaggio, un percorso. Ho trascorso dieci giorni in Normandia, questa regione a nord-est della Francia, che mai avrei immaginato tanto potesse toccarmi il cuore. Ho attraversato paesaggi stupendi, dalle dolci colline attraverso i filari di campi coltivati fino ad imperiose scogliere che si ergono contro l'oceano e nell'oceano si tuffano rievocando le forme più curiose. Ho osservato la forza del mare, nelle maree imponenti, fin nel tratto di costa più selvaggio, un piccolo angolo in capo al mondo, dove non puoi che arrivare al termine di una giornata, mentre venti impetuosi smuovono correnti, spostano nubi e portano una pioggerellina gelida e grigia, perquotono le sagome di un faro proteso ad avvertimento, ultimo avamposto di presenza umana.
Questa terra trasuda storia, tantissima, e lega in modo indissolubile quelli che nei secoli furono i due giganti europei, Francia e Inghilterra. I castelli sparsi ovunque, millenari e medievali, le cattedrali gotiche spettacolari e mastodontiche, le abbazie lungo la Senna, i porti di pescatori ed i rifugi di pirati, i borghi medievali e le città costellate delle tipiche case a graticcio che punteggiano vicoli e tortuose stradine che quasi ti sembra di vederli passare, cavalli e cavalieri, mercanti e buffoni.
Quelle città che spesso sono state ricostruite, in realtà. Sì, perchè qui l'ultima guerra ha lasciato segni indelebili, tracciati col sangue da una penna guidata dall'eroismo. Perchè qui, un'ultima volta, si è combattutto, palmo per palmo, paese per paese.
Ma oltre alla storia, lunga mill'anni e più, c'è il presente, ci sono i caratteri di oggi, che quelle strade ancora fanno vivere. Forse attraversare piccoli borghi, angoli sperduti, realtà di dimensioni "umane" permette anche questo, di osservare di più la gente che il tuo rapido passaggio incrocia. I mercati popolari, la giovane ragazza venditrice del pane e gli anziani pescatori seduti al loro bancone a ridosso della banchina a vendere il pesce portato a riva dopo la veglia notturna, la spiaggia solcata dai trattori dei pescatori che così entrano nel mare scomparso di bassa marea e traggono a terra le proprie imbarcazioni.
Tutte esistenze sfiorate, a volte con poche parole e due suoni arditamente sbiascicati in francese, senzsa conoscerne la storia e senza che nessuno conosca la mia, di storia, alle mie spalle. E non so dire quale, dei due, ogni volta, pervade un velato impercettibile senso di malinconia... Ho scoperto gente affabile e disponibile, lontano dallo stereotipo che comunemente si associa al "nostro vicino". Parigi è davvero lontana... Ne ho scoperto l'eleganza e le buone maniere in ogni occasione, e questo per carità già si sapeva, ed un'incredibile gioia di vivere e, in questa terra ricca di sapori e di tradizioni, la gioia del cibo e del rituale di sedersi a tavola, e di godersi una natura stupenda e fenomenale, che l'uomo ha saputo, involontariamente nel corso della storia, arricchire di bellezze e patrimoni, finanche a studiarla e farne fonte di ispirazione per l'arte, e consegnarla all'eternità.
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