Appoggiato al parapetto, seguo il moto ondoso della scia di schiuma che si lascia dietro la nave e si inghiotte tra le acque del Douro e conduce lo sguardo sulle ampie vallate che tracciano il percorso del fiume. Il verde lussureggiante delle viti adagiate su ripidi gradoni a terrazza si alterna a colori più tenui, seguendo il movimento dei nuvoloni che corrono nel cielo guidati dal vento che risale fin dall'Atlantico, e poco a poco permeano l'aria dell'odore della pioggia imminente. Il calice colmo di Porto è lì, sul tavolino, e a tratti acquista il turbinio delle acque del fiume. Tra idiomi differenti e differenti accenti di inglese, continua a colpirmi una bambina che corre avanti e indietro sul ponte cercando di attirare l'attenzione del padre, la sua compagna non se ne cura. Fa un gran baccano, ma anche molta tenerezza. Il paesaggio cambia, lentamente, tra ampie vallate e piccoli affluenti, schiere di volatili ed arditi ponti in ferro della ferrovia, improvvisamente attraversati da locomotive a vapore. E così, in mezzo all'acqua, con un temporale incombente e distese di viti di vini pregiati a perdita d'occhio, il tempo sembra essersi bloccato, per riprendere il suo corso soltanto al momento di attraversare le dighe poste lungo il corso del fiume, quando la piccola imbarcazione, incastrata tra due sbarramenti, improvvisamente scende di parecchi metri sotto il livello dell'acqua, che da dietro sembra incombere sulle nostre teste.
Porto ci attende, di ritorno la sera, così come l'avevamo lasciata la mattina e l'avevamo vissuta il giorno precedente, rude ed affascinante, incastonata ai lati della gola che accoglie il Douro prima che arrivi al mare. E qui, davvero, I ponti sono arditi e spettacolari, vertiginosi già visti dal basso. La Ribeira, cuore pulsante di una città che sembra conservare l'anima di un grande paese, si sviluppa quasi in verticale, con le sue case addossate ed i vicoli tortuosi, la gente che dalla finestra chiede di poter essere d'aiuto, le possenti costruzioni centenarie e le ceramiche azzurre, e tutte quelle luci che al tramonto già pulsano vita. Eppure, tutto è tranquillo, come tranquille ondeggiano le antiche imbarcazioni, agili e veloci, che una volta venivano utilizzate per trasportare fin qui botti di Porto. Sono i Rabelos, che ordinate ondeggiano di fronte alle cantine seguendo il ritmo di un bolero. Sulla riva, insegne storiche nascondono botti di vino pregiato ed un'arte antica, custodita in ampi vani di luce soffusa dove il profumo del mosto si lega al sapore del legno e permea l'aria circostante.
Salendo, quasi arrampicandosi, lungo le stradine, osservando sull'altro lato la Ribeira fremente di luci, arriviamo in cima, laddove passa il livello più alto del ponte Luìs I, il più noto e spettacolare della città. Ed il sudore diventa gelato per il senso di vertigine... Tutto ciò che è movimento è laggiù, lontano, e sembra quasi trascinato via dal lento corso del fiume che serpeggia attraverso la città moderna verso l'oceano. Ed il mio sguardo con esso... laddove il sole tramonta e lascia la città avvolta nella sua nube di luce che, mista alla foschia lasciata dalla pioggia appena passata, colma l'aria di un'emozione che fa rabbrividire...
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