Gennaio 2010
Sbuco fuori dalla metro, sul Trocadero, ed ancor prima di uscire l'aria gelata di questi primi giorni dell'anno mi sferzano il viso. In fondo, anche questo è un ricordo, che risveglia qule senso di attesa lungo la Senna di un paio di sere. La torre illuminata d'oro si fonde al carosello che come una trottola illuminata lascia una scia di fuoco sulla pellicola. E' sera, i mercatini sul fiume stanno chiudendo, la gente attende che luci brillanti si acendano come ogni ora lungo i piloni, e tu sei appena partita. In silenzio ti ho accompagnato alla stazione e ci siamo lasciati un po' così. Io qui, invece ho ancora qualche ora... Così mi avvio a piedi, per scaldarmi e per passare il tempo, ed inevitabilmente mi ritrovo a passare per gli stessi luoghi di questi giorni, quasi fossero tappe segnate sulla mia mappa mentale. Cerco le luci... perchè mi domando come sia la foto della "Ville Lumiere" e scendo lungo gli Champs Elisee addobbati a Natale, mentre in fondo quel buntino bianco rotante a poco a poco acquista significato e prende le forme di una ruota panoramica che in un gioco prospettico potrebbe benissimo essere conficcata al vertice della piramide di vetro. Cammino seguendo il flusso di persone, un po' sperduto, un po' angosciato dal senso di solitudine. Perchè ogni partenza mi mette in crisi, in un modo o nell'altro, comunque essa sia.
Devio, sulla sinistra, verso il teatro dell'Opera per cercare quella foto che non eri riuscita a catturare... Il traffico è impazzito, qui, e pare avvogermi a spirale nei miei pensieri. Aspetto svanisca quell'attimo utile, perchè tanto c'è tempo... e torno indietro attraverso Place Vendome, che si schiude come un gioiello colmo di brillanti... diventano stelle, attraverso l'obbiettivo... sfocate, perchè ogni passo che faccio è anche un frammento di ricordo. Così mi ritrovo nel cortile interno del Louvre... alle spalle la franesia della metropoli, qui la sera è un altro luogo, deserto e silenzioso, con le ali del grande museo che ti abbracciano e si riflettono sul pelo dell'acque delle fontane, al centro, il cui rumore flebile giunge smorzato dal suono di chissà qual suonatore nascosto chissà dove, anch'egli lontano tanto da sembrare irreale, come quasi percepisci lo sguardo di quelle figure consegnate ad una tela per l'eternità e che sembrano osservarti dall'alto della loro maestosità. Un passo, un altro, pensando a questi giorni, pensando a te, pensando che camminare questa sera è già diverso... Le luci tornano a scintillare davanti al municipio, riflesse sulla pista di pattinaggio ormai deserta... Perchè i giorni di festa stanno finendo, perchè adesso è ormai tardi... Attraverso il ponte un'ultima volta... un bacio, vorrei rubarti... e mi tuffo nel quartiere latino. Già meno gente, il freddo che punge, la notte che avanza... la metro è lì, per portarmi via. Uno sguardo, ultimo per questa volta... la Senna, il rosone di Notre Dame aperto a corona. E poi mi volto, perchè ogni volta partire, è un po' malinconia...
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