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Immagine del redattoreoytis

Le anime di Nazareth e la Galilea


 


7-9 Giugno 2014



Osservo le molte anime di Nazareth. Non un villaggio, per quanto il centro vero e proprio sia in realtà molto contenuto, attorno a poche strade. Le anime di Nazareth sono nella gente, arabi, innanzitutto, arabi cristiani, israeliani, e mussulmani. Una realtà diversa da quanto posso aver visto finora. Fuse e separate, nella cucina, nelle case dalla disordinata città vecchia, nel profilo degli edifici. Le anime sono nelle piazze, un po' diverse l'una dall'altra, ma profodamente mediorentali, un po' caotiche e con quell'aria decadente che trasmette un insolubile senso di abbandono a se stesso, al tempo ed all'incuria, e nei cortili delle case, dove può capitare di essere invitati a far parte della famiglia. O familias, come dovrei dire realmente, secondo quel significato più ampio che davano i latini. E' difficile così indugiare su quale sia il giorno di festa, il venerdì, il sabato o la domenica. indugiare sulla persona che hai di fronte. Le anime emergono nei manifesti, alcuni inquietanti, che contrappongono fedi e religioni, come a ricordare che c'é sempre qualcosa di nascosto e mai sopito, una tensione sottintesa, anche laddove tutto può apparire normale e pacifico. Di tutto questo sembra non rimanere che una traccia oltre un cancello, dove frati francescani si piegano su delle piante ad estirpare un'erba a raccogliere un frutto. Sorgono così, quesi luoghi di culto chiusi ad un esterno caotico e polveroso, due mondi separati da un muro. Nel cuore della città vecchia, di fronte alla Basilica dell'Annunciazione, di fianco alla hiesetta di San Giuseppe. Che anche queste sono anime di un luogo, uomo e donna, un piccolo edificio edificato su vestigia crociate ed un'architetture ardita che si distingue anche da lontano. Che anche il culto mariano é l'anima più intrinseca di Nazareth, nella processione di candele, la sera, fino dinanzi alla roccia da cui sgorga un rigolo d'acqua, e nell'espressione di infiniti ritratti della Madonna, donati e portati da ogni angolo del mondo. E' una galleria così particolare, di colori e tradizioni, unite sotto un filone comune, una galleria che dalle pareti del cortile si avvita, varca il portone scolpito fino a scendere al livello più basso della basilica. Silenziose, come la processione che le osserva.



E' stato un viaggio molto lungo, anche nei colori e nelle linee del paesaggio che lentamente ha abbandonato il deserto arso e profondo per tramutarsi in colline verdeggianti e campi che si susseguono con regolarità. Eppure, il cartello indica nuovamente una valore sotto il livello del mare, centinaia di metri, per scendere verso Tiberiade e specchiarsi su acque che sembrano un poco più azzurre. Ho la stanchezza con me, nei giorni attraverso il deserto, nel caldo dell'aria e nelle salite che mi tolgono il fiato così facilmente. Respiro... l'aria calda ed umida del vapore, che mi inumidisce la fronte, riempie i polmoni, allenta la tensione della mente. Risalgo. Su una roccia che pare quasi uno spuntone sospeso. Il lago che si intravede laggiù, dietro una forma aguzza ed il profilo di un albero solitario. Sembra un silenzio che sale dalle acque turchesi, come il vento che arriva, leggero. Un tremore dell'erba secca, un colpo d'ali di una farfalla colorata. Sospeso. Su un paesaggio che si apre nel vuoto.



Ecco dunque, che questi giorni scivolano su luoghi a volte un po' isolati ma colmi di significato. Anche una barca di pescatori, che oscilla in lontananza, assume un altro significato. E di suggestione. Perché questi sono i luoghi del Vangelo e, indipendentemente dalla fede, fanno parte della propria cultura. Il monte delle Beatitudini, il monte Tabor, quello della Trasfigurazione, la città di Cafarnao ed i luoghi in cui la tradizione vuole si siano compiuti dei miracoli, o dove semplici pescatori sono diventati pescatori di anime. Nel silenzio raccolto di questi luoghi, nelle comunità religiose che li gestiscono, si percepisce una pace ed un tranquillo distacco dall'esterno del mondo. Mondi a parte, appunto, le cui chiavi sono affidate a gruppi che vengono da lontano, sia nello spazio che nella storia. Ogni soglia varcata, ogni albero d'ulivo o ogni fiore scosso dal vento, ogni riflesso di un sole che volge al tramonto e colora le pietre squadrate, sembrano raccontare questa realtà, questo distacco emotivo e della mente.




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