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Land's End: una strada tortuosa tra fari sperduti al confine della terra


 


"The light of past discovery draws me forward.

Its shining light guides me to the glory of exploration..."

(Francis Drake)



"...And in the shadowless, unclouded glare Deep blue above us fades to whiteness where A misty sea-line meets the wash of air..."

(J.Betjeman)


Immagino questo viaggio verso l'ignoto, in una nebbia che non si dirada, nubi grigie ed opache che inghiottono tutto. La barca va, verso questa coltre impalpabile che in lontananza svanisce in un nulla etereo. Ho perduto quella linea dell'orizzonte, non so più nemmeno capire dove mi trovo. Ho solo qualche goccia di pioggia, gelida sulla pelle, sporadica, a ricordarmi che questo é reale, ed io sono qui, sfidando blu e bianchi intrisi di mistero, cercando disperatamente con gli occhi il profilo di un faro, un guardiano silenzioso. Nessuno. Ogni linea scomparsa. E silenzio. Un po' come il profilo di quella barca che si allontana nella nebbia.



Si dice che questo fuoco non si sia mai spento. Per oltre un secolo e mezzo. Osservo le braci che covano silenziose ed ardenti. E' un'illusione, ma é come se fosse quel fuoco sopito la sola sorgente di luce nella sala del pub, dove i riflessi delle birre, i fumi del cibo portato dalla cucina ed i rivestimenti di legno scuro alle pareti barluginassero per pochi brevi istanti intermittanti. Se questa storia del fuoco mai sopito fosse mai vera, credo che non potrebbe esistere luogo migliore di questo perché possa essere effettivamente così. Ho scambiato qualche parola con la signora dietro al bancone, raccogliendo frammenti della sua storia e di quella di questa locanda. Sta scendendo la notte, ad oscurare con un'aria quasi gelida una giornata di sole. La linea della strada, là fuori, scompare velocemente, e qui le braci sembrano quasi svegliarsi dal torpore che le mantiene d'estate. E questo luogo immerso nel nulla, in un paesaggio che fonde una bellezza idilliaca con i profili ruvidi e misteriosi di spuntoni di roccia levigati dal vento, é uno di quei luoghi d'arrivo, quasi un faro immerso nel verde di un mare che non c'é.


“She felt... how life, from being made up of little separate incidents which one lived one by one, became curled and whole like a wave which bore one up with it and threw one down with it, there, with a dash on the beach.”

(V.Woolf)



Ho guidato attraverso una strada che scompariva, levigandomi ai fianchi. Un cunicolo di verde e di siepi. L'ho attraversato seguendo idealmente una luce proiettata da uno specchio, cercando uno di quei luoghi ai confini del mondo, dove la terra all'improvviso termina in un salto nel vuoto. Dove qualcosa nel silenzio risplende, semplicemente. E' quel silenzio disturbato solo dal vento, spezzato da eco di onde tormentate, che si fonde nei colori del tramonto. Ed imperterrito rimane il profilo di questa colonna, al termine di una strada scavata nel pendio che conduce in fondo al promontorio, ed una luce pronta ad accendersi, in cima, cavaliere impegnato in una battaglia senza speranza o sentinella in attesa dall'alto di una fortezza alla quale nessuno arriverà mai. Come a dire, non vorrei andarmente da qui.


“What is the meaning of life? That was all - a simple question; one that tended to close in on one with years, the great revelation had never come. The great revelation perhaps never did come. Instead, there were little daily miracles, illuminations, matches struck unexpectedly in the dark; here was one.”

(V.Woolf)



La chiamano Land's End. Letteralmente. Anche se un po' ovunque, alla vista del mare, si ha questa sensazione, di essere giunti alla fine del mondo. A tratti, idealmente, ripenso all'altra parte, sulla costa francese, ad osservare questo stesso profilo, questo stesso paesaggio, dove piccoli rovi coperti di fiori violacei coprono il terrreno e sono la carta sulla quale si disegnano labirinti di sentieri. Ad un certo punto, anche, c'é un monte che compare e scompare a seconda delle maree. Altrove, invece, rovine spettrali di miniere sospese nel baratro delle scogliere, compaiono in maniera quasi teatrale da un punto all'altro del sentiero. Ma soprattutto, ritrovo quell'emozione di sfiorare per un attimo l'infinito, anche se solo idealmente, con lo sguardo, verso una linea immaginaria e nascosta, quasi parlasse alla mia mente, ed il fragore lontano ed assordante di un mare che si abbatte sugli scogli, la vertigine di tutto questo osservato dall'alto, come sulle ali di un albatros, e l'eco di un richiamo lontano.



"Where grey Land's End repels the sky The granite boulders stand Reared in a column. There they lie Laid by a giant’s hand, And there the ascending seabirds fly Beyond the last of land.

The shallow hills reflect that grey, The walled-in fields are bleak. The road from Zennor winds its way West, in a barren streak, Shunning the softer forms of day, Forgetting what men speak.

Who stands upon that farthest ledge And sees the Atlantic break, Back through the fields with stones for hedge His Eastward way will take    To Zennor’s valley and its pledge, A legend cut in teak..."



"...The mermaid knows what no man knows, The secrets of a shell, The pearl on fire, the breaking rose, The murmuring, foundered bell Whose sound through singing chambers goes Crossed by the tingling swell. ..."

"...However long the waters roll Longer my love shall be, Nor shall you leave my burning soul Torn by the moving sea, Though all the bells of Zennor toll And say you died for me..."



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