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Immagine del redattoreoytis

La strada: infinite Vie della Seta


 


Mi sono messo a pensare più di un'occasione su cosa avrei scritto adesso e le foto che vi avrei accompagnato. Le avevo pure scelte, nella mia mente, infine, con lanterne colorate e tre foto scattate nell'arco di una stessa gionrata, completamente diverse. Avevo deciso così. Ed invece no. Questo post scorre su binari comuni ad un filo conduttore unico. Strada. Sì, scriverò della strada, scatterò immagini della strada, nomi di città che in realtà potrebbero scambiarsi da un'immagine all'altra, perché basta svoltare l'angolo, o solo girare lo sguardo, e queste foto potrebbero scambiarsi il titolo. E solo allora mi rendo conto che ogni foto é una strada, che potrei postarla qui con lo stesso intento, con la speranza di narrare qualcosa. Tutto si svolge sulla strada. Sotto un caldo di un'umidità opprimente, la gente siede ai bordi della strada, in quella posa accovacciata che a me, non abituato, sfiancherebbe le ginocchia, ed osserva, il passare della gente, lo scorrere del tempo. Rallentato, a volte sembra in maniera snervante. In attesa di cosa, quasi inconcepibile. Punto di aggregazione e di vita quotidiana, la strada. Si cucina, la sera, pentole unte, odori che salgono nell'aria, e spiedini brasati su barbeque impprovvisati, preparati durante tutto il giorno. Il the essicato, le spezie sminuzzate, il pane impastato. Chi vende, e chi siede, pescando in rapidità inimmaginabile il cibo con le bacchette. In un'assenza di un senso di intimità, la vita scorre qui, sotto lo sguardo reciproco, abituato, reso quasi anestetizzato, dai numeri e dalla quotidiana normalità. Si gioca, grandi scommettitori d'azzardo, carte, mahjong e scacchi cinesi: volti di vecchi solcati dal sole, da vite d'attesa e pieghe della storia, seduti uno di fronte all'altro, ed una piccola folla che si stringe attorno come un cerchio magico. Ed il the, ora infuso, che sale alle narici, se ne odorano le foglie raccolte in larghe ceste, esposte lungo la strada. Come la frutta, saporita come il colore del sole, accatastata una sull'altra, da mattina, quando movimenti controllati si distendono nell'aria già calda, lenti e meditati, a capo del corpo e della mente, o furiosi e scattanti, come le mosse di un'arte da combattimento, fino alla sera, quando compaiono chissà da dove altoparlanti e radio sgualcite, e tra nastri colorati e ventagli al vento sulla strada si aprono passi di danza ed once che si chiudono in un cerchio.


Streets of Shanghai

Coi riflessi sull'asfalto bagnato, mentre luci impazzite svivolano via in scie luminose, o accucciato sulla terra che odora di polvere del deserto e millenni di storia. Sollevata dal vento, dall'orma di un passo, si perde nell'aria o ricade nella pozzanghera che quell'orma ha già cancellato. Gradini, gradoni, nebbia di montagna, e gocce di sudore sulla fronte, i vestiti che, come si dice da noi, "tornerebbero a casa da soli", diretti, dopo appena mezz'ora. Quasi deserte, o affollate all'inverosimile, tra banchetti improvvisati, traffico in tilt, carretti caricati all'inverosimile. E tra un passo e l'altro la gente che incontri, per un attimo, pochi minuti oppure qualche ora, dipende. Viaggiatori, magari anche qualche viaggiatore venuto da lontano tra uno straccio sventolante al vento ed un ricamo di seta di velo finissimo. Tra secoli di storia e centinaia di istanti attuali. Percorro questi passi con le gambe, e con la mente. Ripetendomi che anche i momenti di stanchezza, di frustrazione, con la lingua che é reciprocamente indecifrabile, le contrattazioni su tutto, fino all'ultimo respiro, le attese in coda e gli spostamenti, anche quando schiacciato c'é da prendere il treno o salire su un bus pubblico, osservato con occhi sgranati, e stanco, magari sotto la forza di un tifone che arriva e rimane, proprio quel giorno, ad inondre d'acqua e distruggere le scarpe, che anche tutto questo é la strada, e che come strada va accolta e percorsa.


Streets of Tongli

"Helloooooooooooo!!". Un sorriso così largo sul viso, che scompare dietro un moto di vergogna infantile. Quando due bambini interrompono un gioco per un attimo, per salutare il viandante con lo sguardo differente. Come gli occhioni  di quelli ancora tra le braccia dei genitori, che si sgranano e mi osservano, faccio una linguaccia ed il sorriso si nasconde di vergogna tra le mani incrociate o le braccia della mamma. Questi sorrisi, per me, meravigliosi, come cantava Modugno, riflessi del mondo. Per me che ad un sorriso così sento una lacrima stillare dal cuore per la cattiveria che mi é stata detta. Ed altri sorrisi, più dolci e sgraziati, magari. Un po' malinconici, forse amari, di volti dipinti dal sole e segnati. Sì, segnati, di fronte allo sguardo diverso, il mio, che non può non essere notato, proprio per questo. Tra curiosità, che come abbia fatto ad arrivare fin qui, perché basta poco, pochi metri appena, per immergersi più profondamente in un mondo tanto diverso, e divertimento, un invito, una parola, incomprensibile come i caratteri dipinti, sugli stipiti, le travi, le mura. prima che lascino spazio ad un gesto, qualora funzioni, o ad un cenno del capo. "Helloooooooooooo!!". Il sorriso di un bambino, Modugno, una lacrima stillata dal cuore.


Streets of Beijing

Tornato, sceso dal treno, il primo pensiero é che adesso le strade mi sembrano così deserte. Sensazione istantanea, che ci adattiamo sempre in fretta. Un calderone umano, inestricabile e denso intreccio di vite e contrasti, come le ombre che si muovono su sfondi riflessi di sole accecante. Sfiorato, immerso, toccato, osservato, non saprei nemmeno dire. Tra cose belle e meno belle, divertenti, curiose o compassionevoli. Di volta in volta. Potrei scrivere quante parole, ed ancora non avrei raccontato nulla. Mi accorgo presto che comunque non sempre si lasciano fotografare direttamente. Ed allora rinuncio, e credo sia giusto così. Sono stato in coda tempi interminabili, secondo della fila, e persone che si infilavano di continuo. Sulla strada, fosse un bus od un taxi, non so quante volte mi sono visto contro un'auto, in un incidente, o con una bicicletta sotto le ruote. Tutto schivato, in un istante, ed un insistente colpo di clacson, unica legge della strada. Ho lasciato le strade maestre, talvola ho semplicemente  girato l'angolo, camminato dieci metri più in là. In un calderone che diventava sempre più ricco. E' l'impatto visivo coi numeri ad impressionare. E' anche la forza di un Paese che, oltre questi numeri, non é ancora superpotenza. Perché l'amara sensazione é che in numeri tanto grandi l'individualità non venga considerata qualcosa di valore. In tutto questo, é giusto dire che non mi sono mai sentito in pericolo o particolarmente a disagio. Mi sono divertito, semplicemente camminando fino allo sfinimento. Sono tornato stanchissimo, ma contento del giro fatto, per quanto sfiorando appena un mondo tanto vasto e difficile da comprendere. Tra ospitalità, doni, e passi, ancora tanti. Io ho cercato di osservare. E non se ne voglia nessuno se in questo spazio per qualche tempo cercherò di raccontare giorno per giorno, una piccola parte del viaggio, per ciò che le parole possono solo tratteggiare.


Streets of PingYao

"...nessun rimpianto per quello che è stato che le stelle ti guidino sempre e la strada ti porti lontano..."



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