La cattedrale di Albi è qualcosa di impressionante. Una roccaforte nella rocca, che sembra davvero affondare nella terra. Da questa si innalzano, di una possenza inquietante e spaventosa, enormi pilastri esterni, quasi dei bastioni, ed una torre vertiginosa, che affonda nella montagna le proprie radici. Non si direbbe, ma all'interno si cela tutta la maestria dell'arte gotica, che leggere rende le forme e tramanda a distanza di secoli colori brillanti che imprimono tutto il sapere di un'epoca, come se fossero stati distesi ieri. Ad Albi arrivo la sera, che i vicoli contorti, in salita e discesa, collegati da scalinate e svolte improvvise, della città medievale sono deserti e percorsi soltanto dal vento che, gelido, sale dalle acque del Tarn e rimbalza sulle finestre illuminate delle taverne. E così, di fronte a questa mole gigantesca giungo per caso, senza cartina tra le mani, svoltando a vuoto, come mi capita ogni tanto, quando mi metto a girare in un luogo senza meta precisa, se non col desiderio di osservare ciò che capita. E seppur intimorito dal silenzio, che rimbomba da quelle spesse mura, e dal freddo che lentamente si avvinghia alla sera, è come se mi sentissi un attimo un po' padrone di queste strade, di questo posto, così come appare nella notte, estraniato dal tempo.
Tra una cittadina e l'altra si stende il Canal du Midi, grandiosa opera di ingegneria del passato, si susseguono valli rigogliose che sfidano un inverno che sembra non essere ancora giunto, e a custodia delle quali si ergono antiche vestigia dei castelli catari. Ogni cittadina, a proposito, sicuramente ha la sua storia da raccontare, ma la mia destinazione è Carcassonne, cittadina che conserva, seppure ampiamente ricostruita, una straordinaria cittadina medievale. E ancora una volta, varcata una porta, o attraversando i camminamenti delle cinte murarie, davvero mi sembra entrare in una dimensione separata dal tempo, davvero puoi immaginare di chiudere gli occhi e rivivere le voci perdute, gli echi di tragedie e battaglie, un mondo diverso da come lo intendono i nostri occhi. Non ci sono turisti, in questi giorni d'inizio dicembre e tutto, per un attimo sembra davvero tutto per me. I Pirenei sono vicini, si stagliano oltre le forme coniche che con regolarità segnano la presenza delle torri di guardia, oltre il profilo della cattedrale, sullo sfondo di un cielo terso ed azzurro, imbiancati dalla neve, segnano gli innumerevoli percorsi della storia ed il cammino per Santiago.
Ed infine, sulla via del ritorno, preso da uno spirito "giacobbista", un po' alla "voyager", risalgo un paesino abitato da meno di cento anime, dove intrighi, segreti e misteri si rincorrono tra realtà, finzione letteraria, ed oscure, guidate, supposizioni. Se non per questo, vale la pena giungere sin qui per lo straordinario panorama che si apre sulla valle dell'Aude. I Pirenei sono davvero vicini, e nella mattina la terra respira ed il suo alito condensa a contatto con l'aria, avvolgendo d'una foschia azzurra ad impalpabile, il profilo dei monti.
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