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L'arte al centro del parco


 


"... Nunca persequí la gloria, ni dejar en la memoria de los hombres mi canción; yo amo los mundos sutiles, ingrávidos y gentiles, como pompas de jabón..."

(A.Machado)



Bisogna attendere che il pomeriggio volga al termine, e che col sole più basso all'orizzonte calasse anche la tensione, l'energia del giorno. Come prendere un respiro, soltanto più lentamente, ed essere più a contatto col silenzio, quello amplificato dal paesaggio, una distesa di fili lunghi ed ingialliti che ondeggiano come le fronde di una foresta. Bisogna attendere, un istante, rapidissimo, e sono dei profili sfuggenti che attraversano la strada, corrono su quei fili d'erba. Con la leggerezza stessa della luce che a quest'ora cambia colore. E lontano, due occhi tranquilli osservano, sulle ali di nuvole verdi, come in un quadro d'altri tempi ed un velo romantico, si girano, e si nascondono, scompaiono via.



In un parco che era dune e sabbia una volta, pianura e vento, tra laghi ed acquitrini, si trova un museo. Alle pareti scivolano veloci i colpi di pennello pastosi e sofferti di Van Gogh, su tutti, sfolgoranti, risvegliano un inconscio che già li conosce. Ed oltre, la natura ne lambisce il perimetro, si fonde, nel silenzio, nella calma e nel pensiero, lascia che sia così, una suggestione, che lambisce il colore.





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