9-10 maggio 2008
…in viaggio, verso est, verso città sempre più piccole, finalmente verso strade meno battute… Torno indietro, mi fermo a Cnosso: il sole già si fa sentire, tra le colonne ricostruite e le piante di edifici cancellati per sempre… restano solo linee disegnate dalla pietra sul terreno, e un uccellino spennacchiato che volteggia tra una rovina e l’altra, come a Malia, più avanti sul mio percorso… si aggira assetato, sembra uscito da un altro tempo, in cerca di un mondo perduto… lo seguo con lo sguardo, finchè non scompare tra gli ulivi; oltre, il mare, d’un azzurro accecante, custodisce il segreto di queste pietre, il ricordo di quegli uomini che, in un lontano passato, hanno calpestato questo suolo…
…su una barca di pescatori, a prua, il vento chiude i miei occhi e porta alle narici il profumo del mare e gli schizzi dell’acqua… sotto, come se stessi sfiorandoli a volo d’uccello, ne osservo i riflessi smeraldini… il profilo dell’isola di Spinalonga, l’inespugnabile fortezza veneziana trasformata meno di cent’anni fa in lebbrosario si fa via via più definito… Camminarvi all’interno è stupefacente e commuove… una vera e propria città dei derelitti, degli ultimi… percorro vie lastricate e ripide salite, camminamenti ed edifici in rovina; ancora una volta, il mare osservato attraverso una piccola fenditura mi mostra il mondo sotto altri occhi… difesa e prigionia, speranza e sofferenza; sono all’aperto eppure mi sento rinchiuso… un albero solitario e contorto sfiora con la propria ombra quello che resta di una piccola chiesa: dal muro, il profilo di una vecchia campana penzola silenzioso, interrompendo la linea d’orizzonte tra cielo e mare…
…cammino su un lembo di terra a dividere il mare… un isolotto collegato al paese da una strada larga poco più di una decina di metri… il sole inizia a calare ed trasforma la superficie del mare di migliaia di brillanti inafferrabili; sentieri di pietra disegnano figure geometriche e raccontano la storia di queste saline, più di quanto possa fare il profilo scuro di un mulino le cui pale sono ormai erose dal vento… non c’è nessuno… la linea di pietra fa correre i miei occhi fino all’indefinito, laddove il sole mi acceca e mi impedisce di scorgere oltre…
…mattino presto… ho lasciato da poco Agios Nikolaos, splendida col suo laghetto all’ombra dei colli, a pochi metri dal mare… seduto all’ombra di ulivi, mangio yogurt e miele mentre ascolto un signore anziano parlarmi di questa chiesetta bizantina, sperduta tra le colline e della sua storia… di quando è stato in Italia da giovane per cercare lavoro senza trovarlo, dei suoi viaggi, e di quanto gli piaccia il nostro Paese… “Ahi serva Italia…” mi verrebbe da dirgli… invece ascolto e sorrido: sono affascinato dalla gente che incontro, dalla terra che fieramente custodiscono… in sottofondo, rumore di grilli ed il sussurro del vento tra le fronde degli ulivi…
Riparto, ancora… sempre più verso est… attraverso rovine di palazzi millenari, vestigia di città incastonate a precipizio sul mare, attraverso monasteri fortezze che orgogliosamente custodiscono icone dipinte sei, sette secoli fa da mani abili che altra traccia non hanno lasciato che questa, ed altrettanto fieramente esibiscono la prova della loro resistenza agli assalti di qualsiasi invasore, fosse questi vestito di abiti veneziani, armato della sciabola ottomana o gridasse l’odio feroce del Nazismo… oltrepasso l’ultima vera grande città dell’isola e, ancora verso est, giungo alla spiaggia di Vai, ai suoi palmeti… è quasi deserta, il tempo mi tradisce ed il cielo si scurisce: mi siedo ed osservo le onde infrangersi con regolarità sotto i miei piedi… ne ascolto il rumore, e perdo la cognizione del tempo… per oggi sono arrivato, il paese di Palekastro è vicino…
(picture from the web)
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