Nevica. Ho alzato gli occhi dal pianoforte, oggi, e mi sono accorto che fuori non era la solita pioggia, né una di quelle raffiche di grandine che ieri sono comparse per tutto il giorno senza preavviso. Erano fiocchi turbinanti nel vento proveniente dall’oceano, sospesi leggeri nell’aria. E sono rimasto davanti alla finestra ad osservare questi cristalli invisibili, avvolgersi in linee sinuose ed imbiancare i tetti delle case. E’ una magia fanciullesca, quella della neve. Soffice e impalpabile, morbida e candida da accecarti, a volte fa avvertire meno freddo di quanto sia in realtà. Non è un caso che si chiamino fiocchi… io invece penso ai cristalli, invisibili e sfuggenti, che allo sguardo si materializzano il solo istante in cui vengono osservati… o meglio, immaginati, nelle loro geometrie perfette e ripetitive.
Esco. Un attimo ed il cappotto ne è già ricoperto. Le mani intorpidite proteggono la macchina fotografica. L’ultima volta che ha nevicato, qui, trascinavo una bicicletta senza freni con una persona con cui non parlo più e che ora è dall’altra parte d’Europa. Poi ero rientrato al lavoro e la sera che uscivo per vedere la città imbiancata già tutto era scomparso. Perché la neve, qui, dura il tempo di un respiro, e già sparisce. Costeggio i canali. Non è come Venezia… Venezia non ha eguali… ma è una bellezza. Vorrei essere quella persona, laggiù, che corre immerso nel vento, o quel gladiatore, nell’acque, che voga sbuffando a colpi cadenzati e potenti. Passo le file di biciclette, ridipinte di bianco, quasi fossero negativi di silhouette, sistemate lungo linee regolari ed interminabili, ed arrivo nella grande piazza della città. Un sottile manto bianco disegna linee rette lasciate da qualche bicicletta, che sfreccia via come fosse una slitta. Mentre la luce svanisce ed i negozi di ceramiche blu chiudono, si accendono le luci dalle vetrine alla base degli edifici spioventi, ed ai fasci luminosi diretti verso l’imponente campanile che dà accesso alla chiesa dove sono sepolti tutti i sovrani di questa piccola grande nazione si riflettono i fiocchi di neve muoversi in ogni direzione. Osservando le ombre di rare figure attraversare la piazza, qualche bicicletta temeraria, un ragazzo lascia la bicicletta stringe a sé la propria ragazza, in un passo di danza. Neanche la pioggia potrebbe essere più romantica… Mi viene in mente l’inverno cantato da una melodia tanto lontana. Eppure quelle note sembrano trasportate da questo vento, danzare con questa neve, specchiarsi sulla superficie di queste acque. Ed avvolgermi come un’ombra sfocata. Un respiro… tanto dura questa neve… ed mormoro dentro di me “non te ne andare”…
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