Freddo, tremendo. E vento, sferzante. Da non percepire più il viso. In questo paesaggio, ammantato di bianco, sabato mi chiedevo dove potessi andare a cercare una foto. E allora ho scelto. Un luogo dove sono già passato, ma in estate. Uno di quei luoghi che un po' considero anche miei, per l'intensa bellezza che suscitano ai miei occhi, e per i ricordi che a mano a mano vi ho cucito addosso. Così, sono andato a Kinderdijk, per la prima volta sotto la neve, seguendo passi infermi che affondavano nella neve o tentavano in qualche modo di aggrappasi su lisce superfici ghiacciate, investito da quell'aria terribilmente gelida che qui non conosce ostacoli naturali e spazza via il calore che emana il tuo corpo nascosto tra cappotti, guanti e sciarpe avvolte il più possibile a nascondere i volti. Perchè questo è un luogo del vento per eccellenza, con queste schiere di mulini che marcano la distanza lungo i canali ghiacciati e si fronteggiano impassibili sull sfondo di un cielo che si tinge di rosso, lontano, oltre una linea continua di nubi che avanzano. Stagliati su questo sfondo surreale, appiattiti dietro una trincea di giunchi ondeggianti al vento, davvero assomigliano a quei fieri cavalieri contro i quali Don Chishotte lanciava il proprio destriero. E mentre qualche temerario sfila correndo sul sentiero, o si ferma a catturare una fotografia, o tiene stretta la mano della propria principessa, in questo paesaggio lunare arriva costante e sostenuta la loro voce, quella delle pale lasciate libere al movimento, che accompagna lo stridio delle lame sul ghiacchio e l'incedere, tra l'incerto ed il meraviglioso, dei miei passi.
E nevica ancora... mai vista tanta neve qui a Delft. Pure loro, gli Olandesi, ne sembrano sorpresi e si lanciano fuori a costruire giganti di neve e sculture tra l'ironico ed il bizzarro, ovunque. A guardia delle proprie abitazioni, all'entrata dei negozi aperti per il Natale, al centro del Markt, la grande piazza cuore della città. Ce n'è per chiunque... c'è il cavaliere armato di scudo e pala di neve, c'è l'ubriaco appoggiato alla panchina ed il custode addetto a raccogliere la neve che scende ovattata dal cielo. Ci sono pure gli igloo e le enormi teiere a riscaldarti, nel cuore, e a strapparti un sorriso. E tutti ne sono coinvolti, non solo i bambini che si presentano sull'uscio delle proprie case armati di pale più grandi di loro, o trainati su piccole slitte.
Credo che la neve abbia una magia propria. Non servono paesaggi particolari, canali ghiacciati o tetti spioventi, nemmeno quell'albero di Natale, scintillante e colorato che converge il tuo sguardo al centro del Markt. Forse è per quel colore, candido, che ricopre ogni cosa ed assume infinite tonalità dinanzi all'occhio umano e manda in tilt i sensori delle macchine fotografiche. O forse è quel senso di calore che comunica al cuore e riscalda gli animi. Ma, per un paio di giorni, voglio godere di questa magia...
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