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Immagine del redattoreoytis

Il castello di Venere


 

"Isole che ho abitato

verdi su mari immobili

D’alghe arse, di fossili marini

e spiagge ove corrono in amore

cavalli di luna e di vulcani."

(Salvatore Quasimodo)



C'é che quando arrivi in uno di questi luoghi, idealmente distaccati dal mondo e fissati in un altro tempo, ti pervade una calma di dolcezza infinita. E', letteralmente, un arrivo. Isole fortunate, che si sono preservate per la loro storia, o forse l'inaccessibilità del luogo, o forse ancora - semplicemente - per la loro bellezza. Anche se magari, senza volerlo, il prezzo da pagare prima o poi diventerà la perdita di una reale vita quotidiana. C'é che questo castello, col suo nome romantico alla dea dell'Amore, me lo ricordo bene, così come ricordo le vie ciottolate, addirittura il tavolo all'esterno di una taverna. Del resto, la mia scala di tempi é infinitamente più piccola di quella dei pietrini levigati che sto calpestando.



Chissà se questo sarebbe stato il punto più bello del viaggio. Un punto privilegiato, per ammirare dall'alto, spingere lo sguardo lungo tuttala costa, torreggiare su un'intera città, scorgere in lontananza le isole. Nell'aria leggermente pungente della mattina, l'azzurro é ancora più vivo, emerge glorioso dalla foschia delle prime ore del giorno. E respirare, a pieni polmoni. La luce del sole, l'azzurro del mare, le fronde degli alberi. Senza fretta, respirare, un nuovo giorno, un nuovo cielo.



Sono arrivato la sera, un po' esausto, trovando la strada giusta che si arrampicasse sul monte non senza qualche difficoltà. Nel percorrere le stradine semibuie mi sono fermato all'angolo illuminato di una pasticceria antica. Allora, ho scelto praticamente a caso. Del resto, prima o poi, qualche dolce siciliano dovrò pure provarlo. Ma é bastato assaggiassi il primo perché il sapore mi esplodesse in testa e mi inondasse i sensi, intenso e pieno. Come una droga, sotto forma di zucchero. Ed il calore della terra mi travolgesse i sensi.



La luce radente del mattino é un'ombra che sale per i vicoli. L'aria é fresca, come di montagna. Ma soprattutto, é limpida e silenziosa. Perché le frotte di turisti arriveranno più tardi e la piccola cittadina abbarbicata sopra Trapani, sopra il mare, sopra uno spigolo intero di Sicilia, preferisce ancora dormire. Allora attingo a pieni polmoni la calma immobile del convento, la malinconia del castello, i movimenti lenti di chi compare per strada. Un uomo ricurvo sul peso di un sacchetto della spesa, un negozio che sta aprendo, il profumo che filtra dalle finestre di una pasticceria: sono discreti segnali di vita che si affacciano su questi vicoli stretti e scivolosi. Il borgo rimane un segreto nascosto.



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