Raccolgo i volti, o almeno vorrei, impastati di colori, addobbati di placche, addobbi impensabili, cappelli multiforme. Uniti in quella danza delirante che può essere il carnevale. Volti dei grandi, raggruppati in colori, costumi, smorfie. Quasi che ogni tratto dipinto sul viso fosse un segno lasciato da un carnevale passato e tornasse, tradizione che rivive e si trasmette di generazione in generazione. Volti dei piccini, accompagnati dai grandi, ogni tanto pure loro catapultati su quello stesso palcoscenico sottosopra che sfila senza un rigore apparente, ogni tanto osservatori dolcemente trasognati ai lati del corteo. Tanto che non si sa che sia la festa di chi, ognuno ha la sua, pure il tempo che sfila tra neve, sole e pioggia in pochi minuti.
Il fine settimana di carnevale, fino a martedì grasso, si intende, é in questa regione incastrata nel sud dell'Olanda un rito collettivo che non risparmia nessuno. Ininterrottamente e senza esclusioni: per strada non c'é persona che non sia truccata o vestita in qualche modo, é questa la cosa che colpisce di più. Tanto che 'il giorno dopo', quando nell'aria fredda della mattina restano solo l'eco del silenzio ed i segni di festa per le strade sembra davvero di essere ri-usciti da un mondo alternativo, dove ogni percezione può essere sovvertita, e di essere stato altrove per un tempo indefinito.
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