11 maggio 2008
Mattino presto, nuvole in cielo... sembra incredibile, ma è così... prendo la macchina ed esco dal paese, poco più a nord, dove dal terreno emergono rovine di un'antica città minoica: non c'è nessuno, solo il mare che si infrange sulla riva a pochi metri sompe il silenzio... Mi avvicino all'acqua, tra le nuvole grigie filtra il sole a colorare d'argento spiazzi d'acqua all'orizzonte, la luce accende l'aria davanti ai miei occhi ancora assonnati, una brezza fresca mi punge il viso... scende qualche goccia d'acqua, in questo luogo che sembra dimenticato nel tempo...
Il tempo non promette bene, ma oggi volevo camminare, attraversare la Valle dei Morti per giungere fino al mare... Indugio, non trovo il sentiero, ed alla fine prendo la via sbagliata, quella che costeggia le gole dall'alto senza penetrarvi... il tempo mi deprime un po', gli imprevisti pesano di più quando si cammina da soli... Giungo al mare, una manciata di case, un paio di ristoranti col barbecue acceso pronto ad accogliere i visitatori... Silenzio
ovunque, mentre percorro il dedalo di viuzze disegnate dalle pietre di un'antica città; Zakros, una città potente, porta d'accesso al regno minoico da Est... le meraviglie d'Oriente giungevano qui... non restano che nude fondamenta...
Il vento spazza via le nubi, il sole riscalda l'aria, poche persone... le città di qualche giorno fa sembrano così lontane... i ritmi si dilatano, il tempo sembra scorrere più lentamente... Un ragazzone abbronzato, di quelli dipinti nei romanzi di mari e d'avventura serve ai tavoli, poi si ferma e prende in braccio il figlio, lo solleva e ci gioca... la tenerezza di quest'uomo, giovane ma rubusto e segnato da una vita passata sulla riva di un mare, mi commuove... Mi siedo in riva al mare, scaldato dal sole, ed inizio a leggere...
Verso nord, oltre il profilo di una nave da carico ormeggiata, quasi abbandonata a se stessa, si apre un sentiero lungo la scogliera, verso l'ingresso di una grotta... Faccio una cosa che non si dovrebbe fare mai: mi incammino da solo... Il sole adesso brucia con veemenza, il sentiero tracciato tra le rocce ambrate ed i cespugli di macchia mediterranea sale a strapiombo sul mare... il rumore delle onde giunge ancora più forte qui, o forse è solo un'impressione... certo le tonalità di blu sono più intense osservate da qui... Cammino, davvero sento la strada far battere il mio cuore... ma giungo a destinazione: all'ingresso delle caprette, proprio loro le kri-kri, disturbate saltano via nel tempo di un respiro... sarebbe bello entrare, ma non sono incoscente a tal punto... Riprendo fiato e mi volto: davanti a me la terra scende rapidamente verso il mare, il vento è forte, a tratti sibila... e sotto di me un gabbiano si libra in volo: io più in alto di lui, lo osservo dalla mia postazione privilegiata, e mi coglie una sensazione di ebbrezza indescrivibile, un senso di vertigine e di gioia...
Risalgo la valle, questa volta il sentiero è giusto ed il tempo me lo permette: il percorso è stupendo, sotto arcate di fiori ed alberi rigogliosi... Ai lati, sulle pareti rocciose, piccoli antri naturali accoglievano un tempo i resti dei primi abitanti; sono loro ad dare questo nome sinistro ad un luogo che sinistro non è. Ma sono gli alberi che solitari crescono aggrappandosi alla roccia ciò che più colpiscono la mia immaginazione... Risalgo il sentiero, accecato da improvvisi sbalzi di luci e di ombre; incontro qualcuna delle solite caprette... una non fugge, mi guarda annoiata per qualche istante, quindi decide di ignorarmi e torna alla sua cena... Sbuco in un campo d'ulivi che il sole sta tramontando dietro le montagne attorno: la luce filtra tra i rami, il cielo cambia colore e sembra indicare la presenza di un tesoro nascosto dietro di esse... Rischio quasi di perdermi – proprio ora dove tutto è assogettato all'ordine razionale dell'uomo – ed esco fuori a pochi metri dalla strada che avevo intrapreso questa mattina: sorrido, in fondo non avevo sbagliato di tanto...
(picture from the web)
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