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Il cammino del Guerriero


 


11 Agosto 2012



"Now you are a warrior". Allora é vero che dicono così? In un inglese masticato dall'accento cinese, un uomo dal volto solcato di linee profonde sulle quali scorrono goccioloni di sudore. Come per me, del resto. Questi gradoni non fanno eccezioni e spezzano il fiato indistintamente. A tratti quasi livellati, che passare al successivo non te ne aggorgi, ad altri tratti invece terribilmente alti che a scendere si prova quasi vertigine e devi cercare un appoggio. Vertigine, sì, dinanzi alle montagne azzurre che sovrappongono il proprio profilo uno sull'altro verso nord, sul ciglio della muraglia, appoggiato ad una vedetta, e scrogere il cielo fondersi con le linee più lontane, verso un mondo che appare allora inaccessibile. Vertigine, sul ciglio di queste montagne, una V rovesciata sulla quale cammino in equilibrio, lungo un serpentone che ne segue ogni balzo, ora obliquo, ora pendente, in un sali scendi che arriva a nascondersi tra le nuvole, e sapere che é sorto pietra su pietra, trasportate sui sentieri impervi che ho appena percorso. Vertigine, come se il mondo fosse ai miei piedi e dall'alto lo potessi osservare, e pensare che da questo punto ridiscenderò,  ripercorrerò i gradini ed i gradoni, le linee oblique, i lastroni pendenti, e poi altri gradoni ancora, respiro dopo respiro, una goccia di sudore che cadrà direttamente a terra, a bagnare una di queste pietre, e raggiungerò quel punto, oltre le nuvole.


Sveglia alle sei. Con la mia 'guida', chiamiamola così, partirò presto, dalle strade di Pechino verso nord. Il cielo é coperto ma non significa che non rappresenti un sollievo. E" il giorno della muraglia, della Grande Muraglia. E' uno dei giorni che ho aspettato di più, fin nel profondo dell'anima. Ed in un certo senso, anche questo sarà il mio deserto. Ancora una volta un deserto in salita, fatto di gradoni che chiedo mi prendano per mano e mi conducano nel tempo. Un deserto per scrollare altri macigni di dosso, come se ogni passo fosse una sfida alle gambe ed alla mente. Sono tre i posti che voglio visitare. Il primo é diventato una specia di parco naturale. Pezzi di muraglia si interrompono laddove una diga ha creato un lago artificiale, si specchiano, crollano, si tuffano nell'acqua senza incresparla e rimergono, un po' più in là. E' presto ed il silenzio del tempo si fonde con quello di una mattina ancora intorpidita ed avvolta nella foschia. Il secondo punto é in cima ad una montagna. La mia guida evidentemente sbaglia qualcosa perché partiamo da un villaggio a valle, questa volta mi accompagna e presto si capisce perché: non esiste nessun accesso se non un sentiero nascosto tra la foresta. La muraglia non si vede se non col binocolo e la via é fatta di macigni e lastroni in pendenza. Dopo un'ora la muraglia é ancora a portata soltanto di binocolo, ufficialmente non é visitabile ed a questo punto, a malincuore, decido che non vale spendersi in una scalata che assorbirebbe tutte le energie e gran parte della giornata. Salvo il tempo per l'ultimo punto, in parte restaurato ed accessibile, ma libero dalle folle di altre postazioni. Salgo lentamente, nuovamente da solo, ma lungo un sentiero asfaltato e semplice. La salita vera sarà all'arrivo, in cima.


Tra qualche venditore solitario ed uno sbandieratore, arrivato in cima la muraglia si apre su due ali, entrambe in salita, a forma di T. La vista é meravigliosa, dal paesaggio, spezza to in due a questa linea che l'uomo ha voluto e saputo tracciare. Mi incammino. Ed immagino soldati correre, come faranno, di torretta in torretta, sotto il clamore delle armature. Si fermano, osservano l'orizzonte. Deserto, deserto dei Tartari. Chi lo ha detto che debba essere una distesa di sabbia. Me li immagino, immobili. Mi immagino, tra le pagine di Buzzati, tra le lunghe notti passata a scrivere il suo romanzo chissà se abbia mai pensato ad un luogo del genere. Luogo che entra nell'anima, da parte a parte di questa T gigantesca, anche al limite delle due braccia, dove una ringhiera spostata avvisa che l'accesso é teoricamente consentito fino a qui. Oltre, la natura divora, combatte contro le mani dell'uomo che hanno lasciato la pietra a se stessa ed al tempo. E la muraglia diventa selvaggia, attaccata dall'erba, diroccata. Ancora più commovente, proseguire il cammino, sentire il tempo, il vento che fa rabbrividire, un attimo soltanto, quando asciuga il sudore, ed ancora osservare la bellezza davanti agli occhi. "Now you are a warrior". Rabbrividire. Ed il tramonto che inizia ad accennare, tra le nubi, le montagne azzurre ed una bandiera spiegata nel vento. Un po', ai confini del mondo. E la promessa, un giorno, di tornare.




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