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Da San Marino al Montefeltro: sentieri medievali fino alle porte di Urbino


 



Ero bambino allora. E davvero, non ricordo me stesso, la strada acciottolata in salita che penetra nella rocca, con le sue curve a gomito che si stringono dentro le mura. Nel freddo pungente dell'ultima notte dell'anno, nella luce dipinta del tramonto il giorno successivo. Castelli e linee murarie si affacciano scrutandosi l'uno con l'altro, incastonati sulla rocca, verticali a strapiombo verso la pianura sottostante, là dove é già nuovamente Italia e l'Adriatico si scorge nitido lungo una costa che scompare, così alla vista come ai miei ricordi di bambino. Aspettando che sia nuovamente sera, e nel buio si perdano le folle di gente, i ciottoli restino scoperti, ed una luce flebile riscaldi il vetro alla finestra di un castello, perso in lontanza su una pietra sospesa in un gelido vento.



"...sabbia bagnata una lettera che il vento sta portando via Punti invisibili rincorsi dai cani stanche parabole di vecchi gabbiani..."


Bassa marea, sabbia bagnata, ed una lunga distesa silenziosa. Difficile immaginare che questa sia Rimini. Eppure, quella bassa marea mi manda indietro nel tempo, da qualche parte, alle camminate la mattina presto, quando il mare era limpido e non faceva paura. Come un miraggio si alza dall'acqua l'ombra tremante di una città deserta. O quasi. Mare mare. Mare d'inverno. Così diverso, così penetrante, così vicino e in un certo senso un po' più mio. Come se il silenzio permettesse un dialogo diretto, come se quella linea all'orizzonte fosse più visibile.



Mi sono immaginato, un po', sulle tracce di Dante, pur non essendo veramente sicuro sia mai passato di qua. L'ho fatto immaginando i personaggi della Commedia, senza un nome preciso pur sapendo in che in qualche modo appartenessero a questo paesaggio e a questa terra.

Territorio storico, steso su colline che scendevano in dolce pendenza verso un mare che é ancora troppo lontano, costellato di torri, fortezze e castelli dalla forma più inaspettata. E' stato nel silenzio d'inverno, lungo strade deserte che nascondevano ogni riferimento al tempo, quando un sole pallido dissipava muri di nebbia ed era abbastanza rinfrancante, alle nostre latitudini, da scaldare il giorno e rendere confortante la campagna. Ho immaginato il Montefeltro con la stessa luce ai suoi occhi di esule, piccolo ricco e potente allo stesso tempo, attraversato da cavalieri, fanti e regine, tutti mossi sullo scacchiere medievale alla difesa di confini labili e frammentati, in lotta continua e silenzio perenne.



Sono capitato qui. Dove la strada terminava, perché non vi era sentiero che andasse oltre. Non vi era terra che la potesse sostenere. In un paio di stradine parallele che davano il fianco sul vuoto. Tra portici, intonachi colorati ed una torre spazzata dal vento. Oltre, gli alberi declinavano, lasciavano posto alle coltivazioni, chissà, forse qualche filare di vite, ed oltre la collina era già un'ombra nascosta al sole basso. Un paio di bambini giocava tra un vicolo e l'altro inseguendo un pallone, mentre un gattone impigrito mi osservava seduto sul bracciolo di una panchina. Avrei fatto fatica a pensare di trovare luoghi così, talmente lontani dalla mia vita comune, dalla mia nozione di tempo. Un'altra immagine del nostro Paese, quella un po' bucolica e stereotipata che si trova ogni tanto oltreconfine. Eppure i colori erano lì, più intensi, più caldi, più belli di quanto avrei potuto aspettare.



Mi sono immaginato, ancora una volta. Ho varcato le mura ed ho trattenuto il fiato, perché non credevo potesse essere così. Scendendo strade e stradine sempre più ripide, alla ricerca di scorci pittorici, locande nascoste e gemme dell'arte sparse come dei dadi lanciati su un tavolo. Mi sono immaginato, con gli occhi di un pittore che avrebbe spalancato le porte del Rinascimento, camminando in una città ideale sul filo di linee armoniche e rigorose. Quando allora tutto questo era la normalità, era vita in movimento, dentro ed oltre le mura che la proteggevano. Questo breve viaggio in una terra sconosciuta termina qui, ultima espressione armonica come la dolce bellezza del paesaggio che la circonda, delle strade secondarie che da San Marino si addentrano nel ducato di Montefeltro ed infine arrivano ad Urbino. In una città che é straordinariamente conservata come lo era allora, sprofondata essa stessa nella storia, tra ducati, grandi artisti, e retaggi medioevali. Ho immaginato, un ultima volta, toccando con mano, quasi sfiorando le pietre degli edifici, i passi sui ciottoli, le pieghe del tempo.




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