Non so da dove iniziare. Ho attraversato grandi distanze in un arco di tempo relativamente breve, e sono tornato. Ma un ritorno, in un certo senso, è stato anche questo viaggio. Seppure sia andato in luoghi mai visti e lontani. Il ritorno è stato altrove, a cinque anni di distanza, quando ho preso un volo intercontinentale e, in un certo senso, mi sono affacciato per la prima volta su un mondo: me stesso, innanzitutto, la mia anima ferita, il mio cuore frammentato, ed il mondo attorno a me, poi, con occhi nuovi. Allora, non poteva che essere il più lontano possibile, un viaggio straordinario, che mi sfidava a ritrovare una forza nuova, come ritrovato, con maggior intensità era questo modo di viaggiare e conoscere. Più o meno consapevolmente, col senno di poi, ho guardato indietro a quel momento, con questa prospettiva. Per questo, in un certo senso è stato un ritorno: perché sono tornato su quelle orme, in quel luogo esatto, anche se è un luogo enorme quanto l'Europa, e chissà quante volte sarebbero necessarie per poterlo esplorare completamente. E perché, per tanti motivi, quella distanza era quasi solo nelle ore di volo: senza le incognite di altri viaggi, senza essere eccessivamente preoccupato. Nuovamente, spinto dal cuore, ho fatto rotta verso Est.
Il Regno del Dragone. Non so perché, ma questa espressione continuava ad affiorare ogni volta che cercavo un'immagine o guardavo una foto appena scattata. Certo, il luogo è quello. Ma, con un sorriso, in qualche modo, per me, significava altro, un altro che non so spiegare e che rimane senza definizione. Ho attraversato luoghi splendidi, paesaggi la cui bellezza era semplicemente indescrivibile. So che è banale detto così, ma questo è tutto ciò che riesco a raccogliere nella mente come prima impressione. Sono luoghi che vivevano già, nella mia immaginazione, prima che li vedessi, tanto potente era la loro forza evocativa, e tanto famose sono le linee che li descrivono. Sono sceso a latitudini che non conoscevo, per trovare una parte di quel mondo che non avevo potuto visitare per motivi di tempo la prima volta, laddove la tradizione è forse ancora più forte, e per alcuni tratti incontaminata, nel bene e nel male, tanto da tratteggiare immagini iconiche di questo Paese. Ma soprattutto, mi sono trovato ad immergermi in questa cultura a livello profondo, per forza di cose, ad un livello che difficilmente potrei avere l'occasione di raggiungere, osservando ogni cosa da un punto di vista privilegiato e ravvicinato.
Non sono riuscito a prendere sonno. Non solo le prime notti, appena dopo il volo di andata. No, c’è molto di più. Ho guardato nel buio, magari mi sono girato nel letto duro quasi come il legno. No, ho pensato e guardato a te. L'ho fatto con un senso di tristezza e malinconia, a tratti con sofferenza, silenziosamente dentro di me. Perché forte avverto questa distanza, io che sento su me stesso la mia che pure rimane su scala inferiore. Il cibo, il calore, ogni gesto ed ogni affetto, il paesaggio stesso su cui ognuno di noi si trova casualmente ad atterrare, questo mondo così diverso da quello che è ordinariamente la tua vita adesso. Perché qua e là ho osservato le foto, che guardano indietro, ed io in ogni caso leggo ogni storia raccogliendo emozioni ed una punta di quel senso perduto. Perché provo a leggere la Storia sul volto di chi c’è e chi vi è passato, ed ogni oggi, a volte più intensamente, è il risultato di un ieri, di traversie, eventi e chissà cosa io posso solo ricostruire colmando linee vuote con la mia sola immaginazione. Perché proietto su di te le mie malinconie, le mie paure e le mie tristezze, anche guardando il futuro, secondo certe prospettive, e le sento ancora maggiori, perché maggiore è la distanza da dove viviamo.
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