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Immagine del redattoreoytis

Il ponte di pietra bianca


 

2 Agosto 2012

Pioviggina. Nella notte scesa d'improvviso all'uscita della metropolitana, le luci iniziano a riflettersi su chiazze di pozzanghere e l'asfalto bagnato che diventa lucido. Dove sono, non lo so, fermata della metro quasi casuale. Inizia così, appena uscito dagli arrivi all'aeroporto e già avvolto in una barriera asfissiante di umidità. Anelli sopraelevati per attraversare le strade: sono scie di luce quelle che sfrecciano, impazzite, luminose, e turbinano attorno ad ombre lente che procedono faticosamente lungo gli incroci, carretti caricati all'inverosimile. Agli angoli figure costrette in uniformi anonime spazzano le strade. Ombre nascoste dietro luci impazzite, grattacieli feroci che bucano i nuvoloni che ne diffondono i colori. Ovunque... Shanghai, mi viene in mente l'immagine del dragone, scene di film da mito, pistole e tavole rotanti, banche e fiumi di denaro. Perso, ancora, per le strade, gli edifici giganti ed un'oasi che ricorda i toni più pacati dell'Europa, la Concessione Francese. Respiro un attimo, quasi, tra i vicoli che si riallacciano attorno a quest'angolo di fine Ottocento, poi perso ancora, verso Nanjing Road, strada pedonale e strada di malaffare. Sembra quasi un gioco di ruolo, quello che oppone il volto ufficiale del Paese, coi suoi poliziotti in uniforme, che si muovono solenni ed impettiti, e quello anscosto, coi bisbigli improvvisi e veloci che offrono ragazze invisibili. Coesistono, semplicemente, guardandosi evitando lo sguardo, tra necessità, tacita tolleranza ed ipocrisia. Pudong, la parte nuova, sono arrivato: oltre il fiume, lì passerò l'ultimo giorno. E sono appena arrivato... Nell'arie intrisa di pioggia ed umidità, seguo il lungofiume, lato del Bund, il miglio più ricco della città. E la gente cammina, si affaccia, ancora un bisbiglio, e sul parapetto, di fronte ad una baia di luci e grattaceli, sembra quasi che un "uomo abbracci una ragazza, dopo che aveva pianto"...




3 Agosto 2012


Il vento sussurra, e le lanterne oscillano appena. I nappi rosso sangue si sollevano e seguono un alito invisibile. Silenzio. Sussurro di legnetti che sfregano tra loro. Come il frinire del grilli che nel caldo della mattina aumenta a dismisura. Sembra quasi un buoato. Eppure, silenzio ancora. I nappi rossi danzano al vento. E' il primo impatto con un giardino. Di quelli deisegnati e pensati come labirinto dell'anima. Nel cuore di Shanghai, nella città vecchia, oltre le mura sembra di immergersi in una dimensione parallela, dove sia possibile trovare il silenzio. E scavare angoli recessi, camminare tra labirinti accennta, alberi scintillanti, padiglioni e gradini di roccia. Tutto riflesso nell'acqua, verde intensa, solcata da flotte di pesci rossi. Silenzio, anche quando non é così.



Un volo ed un arrivo. Quella che doveva essere una città diventa un enorme labirinto di strade e stradoni dove le distanze aumentano e sono già perso. E Cina più profonda. Agli angoli delle strade, lungo le strade, tra sguardi curiosi, motorini che sfrecciano coperti da ombrellini in ogni direzione ed ogni baracchino accantonato sul marciapiede. La mappa inganna... Tra un angolo e l'altro di Tunxi, si apre ciò che resta della città antica, una porta illuminata, lanterne rosse sospese nell'aria e negozi aperti per strada. Ceste di the profumani come incensi, lo fanno essicare la mattina sulla strada stessa, raccolti dalle montagne circostanti. Dolci, spezie e calligrafi. Riesco a parlare inglese con una ragazzina di dodici anni ad un negozio, la stazione dei bus proprio non la trovo, ed un paio di ragazzi tedeschi intende e rimane in ascolto. Di ritorno verso l'albergo, almeno adesso conosco la via più breve. Ad un incrocio, ragazze danzano roteando nell'aria rovente un ventaglio a gesti ampi e delicati. Anche stanotte, non riesco a dormire più di tanto.



5 Agosto 2012


Attraverserò questo ponte, proteso sull'acqua immobile, tra il profumo dei fiori di loto ed il rumore assordante dei grilli. Tra stradine, vicoli stretti quanto un respiro ed aperture perfettamente circolari disegnate sui muri candidi. Bianchi, come la luce di un sole che non perdona, ed un angolo di ombra restituisce il respiro. Varco la soglia, abitazioni antiche e nell'aria l'odore permeante del legno. Incredibile come sia fresco. I rivoli d'acqua che costeggiano le strade saranno il mio filo d'Arianna. Da nord verso sud. Tra antiche case padronali, bacini d'acqua e scene di vita quotidiana  sospesa tra un passato antico ed un presente appena accennato. Che le vedute confezionate si confondono con volti anziani solcati dal sole e dal lavoro, cibo essicato su banconi di bambu, un bambino seminudo che saltella nell'acqua e l'ombra di un topo che mi taglia la strada. Sul tavolo, oltre il portone circolare, una caraffa di the brilla nell'ombra. Da Hongcun a Xidi, un altro villaggio sospeso nel tempo, dove non so cosa leggere  in ciò che si mostra. Qui, più che prima, dalla stada lastricata e polverosa risale il silenzio. Passi ed uno sbuffo ansimante. In lontananza, sotto un cappello di paglia, scorgo la forma di donne chine a raccogliere le foglie di the, tra fiori e cespugli verde smeraldo. Ogni gesto acquista una lentezza potente ed inaccessibile, quasi, come le ruote di un bus sgangherato che procede incerto sobbalzando su strade sterrate ed un fondo di pietrisco. Un bambino sale con me, saluta la nonna e va verso la città, forse la settimana di scuola, vuole che mi sieda vicino a lui, più indietro due ragazzi da Losanna, e qualche altra donna che sale e scende lungo il tragitto.




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