Ottobre 2014
Ho seguito la musica. Ed i ricordi. Quanto tempo é passato. Nel silenzio e nel buio frammentato di luce rivedo un'immagine rimasta impressa tanto tempo fa. La musica é il silenzio, quello di una cattedrale, di fronte al mare, un cavaliere tra zampilli d'acqua ed un'altro scolpito nella pietra, e quella stessa pietra innalzarsi da terra, come pilastri affusolati, o come materia plasmata e scolpita contro una rosa di colori. Esco fuori, quello che é il sole, caldo, chiaro, lo vedevo così allora, nei giorni d'agosto, proprio quando mi trovavo a decidere su una terra lontana. Forse allora non me n'ero accorto, di questa luce, di questo calore. Curioso anche questo.
Come questa, tante immagini che segnano miriadi di puntini su una mappa che passa attraverso il tempo. Osservo il mare, da un castello appollaiato a Montjuic, al termine di una stradina ed all'inizio di una scalinata che scende zigzagando sotto il percorso della funicolare. Barcellona ai miei piedi, le linee delle Ramblas, il profilo di una cattedrale mai terminata, il fronte sul mare sono punti di riferimento che cerchi, su una cartina colma di agglomerati senza soluzione di continuità. Ai miei piedi, come dal Parco più famoso, fatto di linee bizzarre e prospettive rubate alla natura. Sono sceso ancora, sotto un cielo che si mescola di nuovo, si colma di nubi, e conferisce alla spianata del campo olimpico un aspetto cupo e silenzioso. Ho seguito, nuovamente, la musica, anche quando tace. Ed ho su di me solo il rumore del vento, un'immagine in bianco e nero, e le linee protratte nel cielo, movimenti, fuochi sacri, echi di una festa passata, all'ombra di una torcia ormai spenta. Ho seguito la musica. Nel cuore di Barcellona si trova un teatro fatto di linee sinuose e colori sgargianti, quasi fosse raffigurazione della musica stessa. Sono tutti luoghi ripercorsi, indietro, composti di frammenti che riemergono nella mente. E già mi trovo la sera, sulla Rambla del Mar, un'ultima linea, protratta la sera, che dalla città penetra silenziosa nel mare.
Ho seguito la musica. E due strade, dietro la Rambla, nel cuore del Barrio Gotico, un uomo ed una donna ballano il tango. Fasciata di nero, un abito lungo e sensuale, ha lo sguardo altero ed il profilo illuminato da un sole che sembra tagliare l'aria. Una luce netta, anche se é ottobre. Ed una piazzetta che si apre tra alberi che portano il profumo del mare, tavolini sparsi e pietre squadrate dalla superficie rivida. Su di esse, si proiettano ombre astratte e due figure danzanti. E per un istante tutto il colore lascia spazio ad un'immagine di un altro tempo, indefinito, lontano e vicino, come la potenza di questa musica, dei suoi movimenti, ammalianti e carichi di passione.
Tornare, anche così, velocemente, é in un certo senso una promessa. Ho la musica negli occhi ed il colore nel cuore. Quelli di una fontana, magica, che scroscia acqua e suoni, danza nella notte a ritmo di musica. Io sono un'ombra, un profilo qualsiasi che si staglia di fronte a questa tela liquida in continuo movimento. Uno di quelli che si riflettono in uno specchio dentro un mondo capovolto ed inafferrabile, tanto da frammentarsi al primo soffio di vento o quando solo si allung la mano a cercare di afferrarli. Io, chiudo gli occhi, e più di ogni altra cosa, di ogni altra immagine, so che questa fontana é un po' come se la portassi dentro, con un carico di ricordi e di momenti. Perché guardando indietro, guardando me stesso sullo stesso luogo, con gli occhi fissi allo stesso modo, leggo un istante e tutto quanto mi separa da allora. E' come scorgere una lunga strada percorsa ed io ho un po' di malinconia. Forse é semplicemente qualcosa di innato che sale come un nodo quando ci si ferma a pensare. O forse é un po' di più. Salgo i gradini, fontana dopo fontana, cascata dopo cascata. E dietro di me la musica si attenua, poco a poco. Dall'alto é un'unica, completa scenografia. Per scendere di nuovo. Credo sia un luogo del cuore, per me, ora da solo, allora che tenevo in braccio mia sorella, sempre con piccole gocce d'acqua, sospese nell'aria. Invisibili, perché é sera, e perché tanto sono piccole. Leggermente, bagnano il viso e danzano nell'aria sulle note di una musica. Un ultimo sguardo prima di ripartire.
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