Luglio 2010
Adagiata sulla Senna, porto importante eppure il mare tanto lontano, Rouen è la mia porta d'accesso alla Normandia, alla sua storia, alla sua luce ed ai suoi colori. Ed è proprio la luce a guidarmi attraverso i vicoli di questa città medievale, nei cortili interni, sotto l'orologio astronomico, lungo le viuzze disegnate da case a graticcio che la sera si riempiono di tavolini illuminati ad ombre e passaaggi deserti, quasi fossero segreti. Ovunque le voci giungono vicine e lontane allo stesso tempo, bastano pochi pasi e si disperdono, e quasi ti sembra di udire il passo cadenzato di un cavallo, lo sferragliare dell'armatura di un cavaliere E' la luce del giorno, del tramonto, e pure quella ormai spenta della sera, che colora ogni cosa, e che attraverso le infinite variazioni imposte dal passare delle ore che si riflettono sulle architetture gotiche della cattedrale, fulcro vitale dell'antico borgo, così come le aveva colte Monet centocinuant'anni fa, fa risplendere ogni forma, anche nell'ombra. E' la stessa luce che gli Impressionisti venivano ad osservare, studiare, catturare, sulle rive del fiume, lungo le strade, queste strade, ai piedi di guglie svettanti.
Per la prima volta, la serie, praticamente completa delle cattedrali... tante assieme, non ne avevo mai viste... sono lì, appese ai muri di una stanza quadrata a 360 gradi... per ogni ora, per ogni tempo, come una lunga variazione sul tema, al termine di un'esposizione che celebra questa città antica e prestigiosa come luogo prediletto dell'arte e meraviglia per gli occhi, di chi ha saputo imprimerli nella tela, e di chi, dinanzi a quelle stesse tele, continua ad ammirarli.
Une ville pour l'impressionnisme : Monet, Pissarro et Gauguin à Rouen
Rouen, Musée des Beaux-Arts
4 juin - 26 septembre 2010
Le rôle joué par Rouen dans l'histoire de l'art à la fin du XIXe siècle est considérable. Si la ville n'a cessé d'attirer les artistes depuis la Renaissance, la fascination qu'elle exerce atteint son apogée à l'époque impressionniste, alors que se mêlent les prestiges de son essor industriel, de son site spectaculaire et de son patrimoine architectural intact. Cette ville que Pissarro trouve « aussi belle que Venise » devient dès lors un lieu emblématique de la peinture moderne. Une centaine de chefs-d'oeuvre de Monet, Gauguin, Pissarro et d'autres grands peintres de la fin du XIXe siècle, seront réunis pour explorer l'un des derniers grands thèmes de l'histoire de l'impressionnisme qui n'ait pas fait l'objet d'une exposition : la cité normande comme laboratoire de la nouvelle peinture, entre agitation urbaine et ruralité, vieilles pierres et industrie galopante, le tout vibrant des reflets de la Seine.
Falesie imponenti, candide e maestose... e sentieri acciottolati che su di esse si arrampicano... il mare là sotto, a poco a poco diventa lontano, un'eco affievolita che il grido dei gabbiani fa vacillare... eppure è lì ai tuoi piedi, gorgoglainte attraverso grotte nascoste dalla marea e faraglioni che ti domando come possano essersi formati. Osservi l'erba spuntare all'orlo dello strapiombo e per un attimo pensi di poter dominare questo oceano mare, guardarlo dall'alto in basso e catturarne l'immensità. Ancora una volta, la luce domina la scena... il cole a picco sul mare inizia a calare e le rocce si colorano di tinte calde, mentre le ombre degnano netto il susseguirsi di strati che nel tempo hanno innalzato questi monumenti naturali.
Scendo il sentiero, assaporo la brezza dell'oceano ed aspetto... e senza accorgermene, le acque si sono già ritirate, lasciando spazio alla sabbia sassosa che ora ripida scende verso le onde... e l'acqua intrappolata sgorga tra i sassi, cercando di ricongiungersi ad esse, che rivelano nuovi nascosti paesaggi. E mentre il some tramonta, le rocce bagnate riflettono bagliori accecanti ed ovunque appare un paesaggio lunare. E' un fenomeno impressionante, poderoso, che nell'attimo di un respiro lascia senza parole... è tutta la meraviglia di questo mare-non più-mare... è qualcosa che non avevo mai visto e che mai avrei immaginato così imponente, così rapido, così esaltante... e affondo il passo tra i sassi, avanzo e avanzo... ed improvvisamente vorrei tornare indietro, correre ed abbracciare i miei genitori, senza motivo, per dir loro il bene che gli voglio...
[...] Un dì all'azzurro spazio guardai profondo, e ai prati colmi di viole, pioveva loro il sole, e folgorava d'oro il mondo: parea la terra un immane tesor, e a lei serviva di scrigno il firmamento. Su dalla terra a la mia fronte veniva una carezza viva, un bacio. Gridai vinto d'amor: T'amo tu che mi baci, divinamente bella, o patria mia! [...]
(A.Chenier)
E' l'ultimo giorno del mio girovagare quando arrivo a Giverny, è l'ultima tappa di questa "deviazione impressionista", sembra quasi studiata apposta per tirare i fili della storia dell'arte... è la casa di Monet, del suo giardino e soprattutto delle sue ninfee... File di fiori e colori, arcate e gazebo, si raccolgono ordinati in fronte alla casa color pastello, e a tratti sembra quasi di camminarci, dentro uno di quei dipinti, di sfiorare le pennellate di colore, indefinite all'occhio da vicino, e sontuosa forma quando vi si allontana. Ed oltre la strada, infine, lo stagno, con le sue ninfee ed il verde dei rami dei salici che a cascata scendono fino all'acqua e si declinano in ogni gradazione di verde. Ed immagino gli occhi del pittore, sempre più stanchi, sempre più astratti, osservare, immaginare, dipingere... chissà cosa vedeva, cosa cercava... e, nell'ombra di questo piccolo giardino, per un attimo, sale un filo di commozione...
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