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Chapter 6 - Epilogue


 


28,29 Novembre 2015



La linea della strada corre verso il ritorno. Recuperando uno dei vertici di quel triangolo che ancora mancava all'appello. La linea della strada, idealmente, corre verso l'immagine più armoniosa e spettacolare, fendendo l'eco delle dinastie mughal che torna a farsi sentire. Una capitale antica ed un nome che evoca quasi un suono arabeggiante. Certo, ma nel frattempo, le pietre si scorgono, ultime rovine sopravvissute di una città ormai scomparsa e, lungo la linea, mausolei silenziosi e porte d'accesso che sembrano soverchianti. E basta un attimo per ritrovarsi catapultati in un mondo che fonde l'India con la cultura araba: mercanti, venditori, guide d'assalto. Lo spazio all'interno della moschea é un microcosmo dove l'attenzione ricevuta é soverchiante, fino quasi a far mancare il respiro. Stanchezza, forse anche quella. E quella linea finisce inghiottita in una città che é una metropoli: Agra, come Jaipur, mi opprime e mi delude. Avvolta in quella nebbia che non si capisce se sia clima o inquinamento, e la vista che vorrebbe scovare la vedute più belle, da un forte, dall'argine di un fiume. Ma no, non é ancora finita, perché qui dalle mura di un forte alle rovine di una capitale poco lontano, é stata scritta un'ultima storia.



Mattino. Poca folla, si spera, eppure gente si aggiungerà ad altra gente. No, il cielo rimane sporcato da una foschia persistente. Ed il bianco del marmo svanirà, leggermente sbiadito. Un ultimo appuntamento, sulla soglia di quella che é una lettera d'amore. Chi ne fu l'artefice, in realtà, non ne vide che l'ombra, lontano, dietro le sbarre di una cella nella quale lo rinchiuse il figlio. Ma no, avvicinandomi, il canone stesso di bellezza si spiega, come fosse una melodia. Quella cantata dagli intarsi, magari, o un arpeggio soltanto sui passaggi di misteriosi rapporti geometrici che incantano l'occhio umano. Marmo bianco, candido, e le decorazioni ad incasto più vive che mai. Sempre più scintillante, metro dopo metro che ci si avvicina. Silenzioso, dispiega il suo canto d'amore. Così lo voglio immaginare. E' un'isola, ancora una volta. Una meraviglia del mondo moderno. Basta varcare una porta, svoltare una strada, letteralmente, e nuovamente ci si ritrova inghittiti dai flutti di un mondo, reale e quotidiano, che sembra quasi tradire ciò che circonda. Come una ragnatela gigantesca, da qui diparte la città vecchia, catapecchie, strade dissestate, animali e motociclette che animano il bazaar. Ancora una volta, un contrasto da lasciare perplessi. Anche se é evidente come tutto questo sia una realtà indissolubile, fusa e forgiata attraverso una cultura millenaria che ha navigato attraverso flutti di provenienza diversa. Una percezione distante di bellezza.



Dubito che potessi scegliere un finale migliore. Almeno da un punto di vista scenografico. Mi guardo indietro e vedo un mese intenso, faticoso e di grande avventura. Non é stato semplice, ma so che ho scritto questo libro senza problemi che fossero insuperabili. Quel "troppo" che mi ha sovrastato fin dal mio arrivo é rimasto, compagno costante di un cammino dove ogni aspetto é oltre le aspettative. Misurarmi con questo, accettare e cercare di imparare da quanto vedevo, da quanto a tratti, dalla mia distanza privilegiata, mi feriva, é stato - ed é tuttora - complicato. Ho visto tanta bellezza, ed altrettanto contrario, ed ancora tutto questo fuso e confuso dietro le nostre definizioni. Non c'era altra via che immergervisi e lasciarsi trascinare, confidando di riemergere con una lezione. Non so quanto durerà, onestamente, perché si sa quanto si sia bravi a farci riprendere rapidamente dai nostri piccoli mondi. Forse sarà un po' banale, ma sicuramente porterò con me questi colori straordinari. In un luogo dove, per scelta o per necessità, in alcuni momenti anche per istinto, ogni senso era sollecitato al massimo, la brillantezza dei colori e la fortissima spiritualità saranno il ricordo più vivo. Salgo sull'aereo non certo disperato di tornare, stanco e soddisfatto di quanto sia riuscito anche solo a scorgere. Ed al tempo stesso, so già che immediatamente molte cose mi mancheranno, e che il mio stesso tentativo di adattamento faticherà un po', magari con qualche ricordo, a riaggiustarsi. Questo mondo resta lontano, lontanissimo, e sembra incredibile che mi separi da me per una manciata di ore. Ed idealmente, sollevo la mano, a salutare un amico, perso nella folla e chissà, forse, anche una piccola parte di me.




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