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Berlino, le radici della Storia


 



Non me ne ero nemmeno accorto, eppure il muro passava proprio dietro l'incrocio della palazzina dove avevo una stanza. La cortina tra Est ed Ovest, io in quello che era Est, ancora per pochi passi, girava giù per Bernauer Strasse. Così, senza una meta davvero precisa, la camminata inizia da qui, una doppia fila di tubi color ruggine rimessi per tracciare una linea che la storia ed il tempo hanno coperto. Così come l'erba su delle pietre che tracciano i tunnel, così come l'asfalto su un tracciato di sanpietrini.

Non resta molto del muro. Così come non resta molto della spaccatura vissuta da questa città. Qualche centinaio di metri, in punti particolari della città, e pannelli moderni ricchi di spiegazionii e temi, installati qua e là. Ed alla fine è giusto così, oltre quello che dovrebbe il ricordo storico. Come difficilmente si potrebbe immaginare in maniera diversa, dal gigante tedesco che avanza e si trasforma. Le cicatrici vive osservate in città come Budapest, Praga e soprattutto Varsavia sembrano un ricordo appannato degli occhi. No. Qui tutto si è evoluto in maniera veloce, decisa, sicura, con quella potenza che si avverte nell'architetture stessa della città, l'impianto dei sui edifici e lo skyline che in qualunque direzione è costellato dai profili scheletrici delle gru che incessantemente proseguono nei loro lavori in corso.



Non ne sono entusiasta. Nel senso che non mi colpisce al cuore. Berlino è una bella città. Elegante, organizzata ed in piena evoluzione, e scintillante di cultura. Qualunque cultura, dalle avanguardie innovative alla classicità gessata, fino a qualsiasi aspetto possa considerarsi alternativo. Culture differenti anche umane, come nei distretti più operai e variopinti. Così si riassume, idealmente, nell'immagine di un'orchestra, quella dei Berliner Philharmoniker e di quell'edificio che hanno eretto a proprio tempio. Ecco, dietro quell'abbraccio di pubblico che per la prima volta è pensato tutto attorno al palco, dietro il suono straordinario e le regole dei Berliner, dietro l'idea che la musica sia per tutti e tutti debbano avere la possibilità di accedervi, dietro i progetti così come tutti i segni nascosti tra i corridoi di un teatro, ecco, è un po' come se osservassi Berlino. Così come una sera la osservo attraverso le vetrate trasparenti della cupola del Bundestag, che idealmente si apre ai cittadini, si lascia osservare. Ed è probabilmente questa stessa idea, quasi una sicurezza di sè, che permette una rivisitazione storica che colpisce per la capacità critica. Del terrore, degli anni più bui, di quanto di più feroce si possa immaginare. Come se, nella forza della democrazia, si avesse meno paura ad affrontare la propria memoria.


Ecco... una cartina, segnata, marcata e stropicciata. Una città enorme, e le scarpe, pronte a camminare. Da una parte all'altra, fino allo sfinimento. Perchè voglio osservare. Tra punti più noti e passaggi semi-deserti. A volte mi perdo, perchè una mappa davvero non l'avevo con me. Cammino. "Il cielo è azzurro sopra Berlino"... con un sorriso mi viene in mente questa frase, qualche volta. Il resto è girovagare per una grande città, con luoghi da visitare, anche solo vedere, in alcuni casi attraversare.




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