C'é una terra protetta, tra le montagne ed il Reno, là dove su un confine mobile si é combattuto ancora ed ancora, dove non é ancora Germania, ma in qualche modo la Francia si allontana. E' un punto che parte dal cuore dell'Europa, in realtà, e poi scala, verso sud, lasciando conquistarsi dal paesaggio, dal profumo dei vini, e le linee delle vigne che scendono giù fino a valle. Costeggio questa strada, dove lentamente il tempo inizia a scorrere in maniera differente, lasciandomi conquistare dal calore delle vigne, dei paesini semideserti su cui si affacciano quasi come piccoli castelli gli edifici dei viticoltori. Costeggio questa linea che li unisce, chilometro dopo chilometro, un po' dimenticando che é solo un passaggio, cercando di scoprire l'anima dolce e silenziosa di ciascuno, sfuggendo di tanto in tanto su un sentiero che attraversa i filari, o magari arrampicandomi su una leggera collina protetta de un albero perduto, affinché possa scoprire la delicatezza del paesaggio.
Ho varcato la porta, oltre le mura. Colori vivaci hanno invaso gli occhi. Sotto quel sole che mi scaldava le ossa. E' stato come attraversare l'ingresso di un cartone animato, una novella, o semplicemente un'immagine lontana. Dai fiori che traboccavano sulle strade strette e ad angolo cieco, alle case, sostenute dalle tipiche strutture in graticcio, agli oggetti che letteralmente uscivano dalle vetrine. Ho camminato, magari attraversano un ponte arcuato sul baratro di un ruscello verde smeraldo, come le fronde degli alberi che esplodevano oltre le case, o seguendo l'anello circolare delle mura, pesanti e cotte dal sole, quasi si trattasse di un percorso infinito. Ho trovato che ognuno di questi paesi avesse un'impronta diversa, che valeva la pena di cercare, ma che tutti parlassero comunque un linguaggio comune, nel loro apparire angoli idilliaci un po' più lontani dal mondo, nei loro colori così come nei suoni e nelle sensazioni che ogni vicolo, ogni passo, potevano suscitare.
Erano già qualche anno, ed erano fredde giornate di dicembre. Noi, di passaggio, sulla linea che da Strasburgo arrivava a Basilea, fermandosi a Colmar. Alcuni di questi luoghi riaffiorano, nella memoria, in un racconto completamente diverso. Nei giorni, negli occhi, nelle luci circostanti, e certamente anche nel cuore, le immagini di queste città rimangono nitide e legate ai miei sentimenti. Oggi come allora, una bellezza risplende, anche se a cercarla e narrarla sono occhi differenti.
Che sia un ammasso di pietre spezzate in cima ad una rocca, il profilo elegante verso cui convergono le linee marcate dalle vigne, o ancora una fortezza inespugnabile che svetta oltre la foresta, in un certo senso, alla fine, c'é sempre un castello. Come se la bellezza di questi paesaggi non potesse farne a meno. Sono apparsi laddove il sentiero si apriva su un precipizio, osservando quella stessa pianura che essi stessi controllavano. Un ulteriore passo indietro. Un ulteriore passo in avanti, sotto una chioma di alberi che formano una volta impenetrabile. Quasi alla scoperta, inseguendo il profilo delineato da un'ombra intravista da lontano, a poco a poco sempre più vicina. Oppure erano lì, lungo un sentiero che declinava dolcemente, come le colline che cercavano la pianura, ed il profumo colmo di calore che impermeava le viti, accompagnavano i passi, quasi scandendoli, su quel terreno a cui restavano aggrappate.
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