Salite le scale scricchiolanti, le figure si scorgono dal contorno d'oro che lascia una lamina di metallo usata come sfondo. Le cesellature, come intagli intarsiati, riflettono le luci basse e soffuse della sala, mentre il pavimento trema ondulato se qualcuno muove un passo pesante su travi di legno che, pur nascoste, se ne immagini uno scricchiolio continuo pronto a sbuffare un alito di polvere e di tempo. Tanto tempo, prezioso come i volti incorniciati nell'oro, ed il loro sguardo fisso, spesso ancora troppo, un po' irriconoscibile, un po' lontano. Travi di legno, come quelle del ponte dell'Accademia, due passi lì fuori, come del resto un'onda leggera, quasi impercettibile, che sale e riscende sull'ultimo gradino che scende nel canale. Due passi lì fuori, c'é anche l'edicola di una vecchia signora veneziana che vende cartoline delle Gallerie a quaranta centesimi soltanto, dà indicazioni a chiunque le chieda, e si capisce che vuole raccontare quelle immagini che vende perché le ha viste chissà quante volte, lei così vicina, oltre un portone di legno. Una di quelle figure veneziane di un tempo che se ne sta andando, che conosce questa città perché sua, fino al più profondo respire. Ed io sono sicuro di averci parlato anche qualche anno fa, proprio lei, proprio qui all'uscita delle Gallerie. Ecco, sì un respiro, é quello che sembrano esalare corpi contorti, distesi, girati in uno sforzo immane, come le pennellate ed i contrasti di colori. Tutti questi personaggi della Bibbia sconvolgono, con le loro espressioni, con le loro storie, con i colori cupi di Tintoretto che sembrano scendere direttamente dalle paretibuie di una delle tante chiese che punteggiano i campi di Venezia. Ecco, queste espresioni che mi seguono con lo sguardo girato, con una smorfia, si raddolciscono. Si raddolciscono i colori, ingentilite le pennellate, i contrasti. Così, dicono i libri, trionfa il colore. Nell'opera più enigmatica di un pittore avvolto nel mistero, scomparso tanto in fretta da consegnare alla storia rari dipinti e molte domande. Del resto, allora anche Vivaldi dedicava al violino una "Tempesta".
Ed invece fuori il cielo é sereno e l'aria tiepida. Come sempre accade, un giorno di fine dicembre che decido di venire qui. Un po' più in là, verso il Bacino, hanno già acceso le luci, coperto le gondole, tutte allineate. Io che ci penso, tranne una notte di carnevale di tanti anni fa, la sera non mi sono mai fermato. A volte la vicinanza gioca strani paradossi. Così come penso che in realtà questa Venezia ci torno più spesso ora, che scendo da molto più lontano, che ogni tanto faccio un giro diverso, o almeno ci provo, e che a Palazzo Ducale e le segrete, tanto per dire, non ci sono mai stato. Palazzi, certo. Sullo sfondo di vicende segnate da un altro tempo, fin nelle scene della Bibbia, ci sono mondi medievali e rinascimentali, tessuti e panneggi preziosi, riprodotti con tanta maestria da poter uscire dalla tela. Si scontrano, addirittura, questi mondi, tra l'Inghilterra feudale e la Bretagna protesa ad un uomo nuovo, si fronteggiano, dietro una scena antica di centinaia di anni. Altrove, le macchiette riempiono i grandi spazi veneziani, li animano con le loro voci come quelle luci che la sera a San Marco si muovono freneticamente tra i porticati e la piazza, si siedono a tavola, davanti un negozio sul molo ad osservare le figure scure delle gondole oscillare sull'acqua. Tra un vicolo e l'altro, davanti ad un portone, oltre un ponte che sembra cieco. E' sera, quasi notte, e girovaghiamo, più tardi del solito. Osservo ancora lo sguardo di tutte queste Madonne, che ti accompagna e ti segue per tutte le sale. Osservo come tengono in braccio il loro Bambino, quando lo proteggono e quando invece lo protendono in avanti, e quando invece vi giocano in un rimando incrociato di sguardi. Queste sono le più belle, secondo me. Osservano. E di fronte si apre una tela enorme quanto una parete, un Cenacolo con un titolo diverso e la miriade di personaggi che vi si ruotano attorno.
E' sera, quasi notte, da un palazzo che silenzioso si affaccia sul Canal Grande. Buio, tranquillo, quasi invisibile dietro una cortina nera che é l'acqua, ed una brezza leggera che non appartiene ad un giorno di fine dicembre.
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