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Immagine del redattoreoytis

Aegean Blue


 


E' da imprimere nel cuore, prima ancora che nella mente, oltre gli occhi, questo azzurro intenso che cerco di portarmi dietro sul volo di ritorno. Azzurro dell'orizzonte che si perde su una linea irraggiungibile, tra cielo e mare, che appare da ogni punto lo si guardi, questo paesaggio contorto e frastagliato, terra brulla arsa dal sole e spazzata dal vento che vertiginosamente si tuffa nel mare attraverso scogli di pietra scoscesa ed aguzza. Sui quali si infrangono acque cristalline, che d'azzurro e di verde smeraldo si fondono, sopra i quali si arrampicano strade tortuose e dai panorami che imprevisti si aprono ad ogni curva, guidata come se fosse un rally marcato ai lati dai piccoli santuari conficcati nel terreno, proprio sul ciglio, là dove la linea del terreno si tuffa a precipizio, piccoli fedeli modelli degli edifici tipici del paesaggio greco, di ogni paesino, di ogni collina, di ogni angolo, sospesi tra la calce di intonaco candido e le linee geometriche tracciate dal mattone rosso infuocato e l'ocra della terra.


Così, lasciate alle spalle fila di chilometri, in questa terra che appare remota, ed un po' é anche vero che si trovi ai confini di un mondo, ultime propaggini che si spingono nell'incontro tra Egeo e Ionio, si trovano angoli di terra e di vita che appaiono quasi incontaminati, che ti accolgono in un abbraccio semplice e delicato. Negli occhi delle persone e nei gesti che scorrono tranquilli, quasi invisibili nelle ore più calde del giorno, torride anche a metà settembre, quando la vita sembra rallentare fino a fermarsi, nei chioschi che sembrano le uniche entità presenti, nelle tavole di legno squadrato, imbandite di ruvide tovaglie a scacchi nelle piazzette, sulle vie acciottolate o in riva al mare, all'ombra di platani secolari o lievemente sfiorate dalla brezza della sera che finalmente concede una pausa al calore diurno. Mentre si accendono i televisori a seguire il calcio greco in Europa e tutti infine si assembrano ai tavoli, punto di incontro e di vita sotto l'insegna di legno scolpito a caratteri graci recitanti la stessa parola, dal gusto un po' antico e lontano, 'taverna', e sul tuo di tavolo compare una brocca d'acqua fresca e fette di pane ruvido da intingere in quell'olio che viene raccolto dai rami contorti degli ulivi che ovunque si aggrappano a terreni irregolari e bruciati. Dal mare il rumore delle onde che si consumano sulla spiaggia o lambiscono le pietre dei porticcioli si sovrappone come un lontano brusio ininterrotto che sembra portare indietro nel mito. Anche questa é accoglienza. E sul selciato compaiono piccole legioni di gatti, occhi accesi e supplichevoli, corpi smagriti ed incredibilmente paurosi al minimo cenno. Così come si presentano dietro il cancello di un monastero incastrato nel fianco di una collina, non si sa da dove venga e compare lì allo svoltare di una curva, al termine di una stradina che reclama spazio a file di ulivi intrecciati, prima ancora che le porte si schiudano ed accolgano il visitatore come un pellegrino con un sorso d'acqua fresca, un dolcetto, e la pace del silenzio trasposrtato dal vento.


E' da dipingere nell'anima, questo azzurro... per imporsi di guardare il cielo, comunque. Come un paio di persone che in questi giorni attaccano bottone come dal nulla, sia un'anziana seduta al tavolo di una taverna che parla di cibo più in italiano che in inglese, o la signora distinta che sull'acciottolato di una fortezza millenaria parla di un antico crocifisso recuperato e già si é su altri temi. Ed entrambe  dicono di andare al mare, di guardarlo, questo cielo, e di sorridere, sempre e comunque, come se avessero saputo leggere dentro, oltre gli occhi. Ed assieme a tutto, a finestre sul mare, foglie di ulivi, mura squarciate e terra profumata, assieme ai tramonti infuocati ed i colori caldi ed intensi del paesaggio, vorrò per me anche quei chiari di luna spettacolari, che proprio questi giorni di luna piena mi hanno regalato sulle tante rive di un mare che é mito. Nel silenzio interrotto dall'acqua, nell'agognato soffio rinfrescante del vento, nel buio intenso della notte che infine calava come una coltre, una sfera argentea piangeva lacrime d'argento sul mare che le restituiva riflessi come brillanti preziosi. Chissà se anche lei ha saputo scrutare dentro, oltre gli occhi.



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