"...Miro las vestiduras y las manos, el vestigio del agua en la oquedad sonora, la pared suavizada por el tacto de un rostro que miró con mis ojos las lámparas terrestres, que aceitó con mis manos las desaparecidas maderas: porque todo, ropaje, piel, vasijas, palabras, vino, panes, se fue, cayó a la tierra..."
Sono immediatamente tornato con la mente a quei giorni. L'aria rarefatta ed il deserto bianco di sale accecante. Ho respirato un frammento di quella stessa emozione. Perché, per quanto vasto, di un frammento si tratta, questo deserto bianco ed abbagliante di riflessi di luce. Il salar, quello famoso, non é poi tanto lontano. Atacama non é poi tanto lontano. Sono tornato a calpestare vie nascoste tracciate su cristalli, per poter scorgere tutt'attorno profili di vulcani imponenti come dei e riflessi colorati da frammenti di cielo. Camminando verso una linea ardente d'orizzonte che non si avvicinava mai. Terra di nessuno. E, anche se infinitamente più piccolo, conserverò un granello di sale come un gioiello raccolto su una terra inospitale, di fuoco eruttato dalla terra e terra che si é trasformata in sale, dove vicuna e alpaca sgambettano all'orizzonte, ed il fuoco ardente turbiina nell'aria all'altezza del suolo.
Mi sono svegliato con lo sguardo sul vuoto: lo strapiombo, a filo di strada, si apriva in una conca di verde e riflessi gargianti. Terrazze, antiche di secoli, modellate dal popolo delle nuvole. Un primo, lontano, incontro, dal ciglio di una strada, ed uno sguardo verso la valle che oltre si restringe in una fenditura profonda. Pieghe accavallate, una sull'altra, di pietra, di storia, di uomini, le terrazze mi hanno sempre emozionato profondamente, in quella sfida continua alla terra, nell'assogettare la natura a linee precise concepite dalla mente. Ed intanto il pulmino sbuffava arrampicandosi sempre più in alto, seguendo il volo del condor e la forza del vento. Su uno sperone che nasconde il baratro oltre la roccia, cerco nell'aria un battito d'ali. Immobili, nell'aria, sospese in ricognizione, sul vuoto come un abisso. Ed io che osservo dall'alto, in una posizione di potere e al tempo stessodi assoluta insignificanza. Credo per la prima volta di aver sfiorato simili altezze.
Inizia la discesa: un lungo sentiero sabbioso che si snoda come un serpente. Mi ricorda certe strade dai contorni epici che, fosse un deserto o una montagna, si intagliavano nel paesaggio. On'oasi di verde e di acque trasparenti é la destinazione, un punto seminascosto che rappresenta il fondo del canyon, laggiù, al termine di una delle fratture più profonde delle terre emerse. Ogni passo sarà un passo in salita, altrove, domani. Scendo, ancora, fino ad un ponte sospeso su un torrente impetuoso, oltre il quale, come per magia, la roccia nuda ed il pietrisco lasciano spazio ad una selva di piante sconosciute che si avvolgono attorno al sentiero. Ancora, un passo, sfiorando villaggi appollaiati sul fianco di una parete che scivola verso il basso. Un frutto, una bottiglia d'acqua. Vorrei rallentare, per poter assaporare ogni immagine che rubo a questo paesaggio, assaporare il significato di ogni passo impresso sul terreno. Respirare. E nuovamente un altro passo.
Sembra sia passata mezza giornata. Eppure, é soltanto mattina. Al termine di una lenta risalita iniziata nel buio, sono giunto, gambe tremanti, al villaggio in cima al costone. Un ultimo punto al termine di una strada asfaltata, come se fosse l'ultimo avamposto a cui giungono eco del mondo moderno. Ho deciso di aggirarmi per le strade praticamente deserte, abbandonando la Plaza de Armas lungo vie parallele che si incrociano in angoli che quasi sembrano piccoli palchi animati da figure ignare e silenziose. Colori sgargianti e pelle bruciata dal sole: la vita e le montagne andine si riflettono sulle pieghe della pelle, e nelle linee dei tessuti, quando queste diventano un cammino, quasi una mappa disegnata da portare sulle spalle. Il loro incedere, spesso un po' curvo sotto il peso di un sacchi chiusi sulle spalle, o molto più spesso di un'età avanzata forse molto rapidamente, sembra la rappresentazione di quanto sia lontano quel mondo oltre la strada. E di quanto invece siano vicine quelle montagne, sempre più alte, sempre più presenti, sempre più Ande.
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