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Immagine del redattoreoytis

Il fragore del ghiaccio


 


24-25 Novembre 2016


Noi siamo nell'affanno Ma il passo del tempo Consideralo un'inezia in ciò che sempre resta.

Tutto ciò che incalza sarà presto trascorso; Soltanto ciò che indugia è ciò che ci consacra.

Fanciulli non buttate il cuore nella rapidità, ad arrischiare il volo.

Tutto si è acquietato: oscuro e chiarità, fiore e libro.

(Rainer Maria Rilke)



Ho lasciato presto la città, e mi sono diretto ai suoi bordi, ai lati di un lago che scompare, e dall'orizzonte mi separa una lunga striscia di sabbia e vento. Nel vento, nell'acqua, sul filo di quell'orizzonte, si accendono e si spengono movimenti leggeri.  Leggeri come l'aria, un grido, una discesa in picchiata, o un decollo sgraziato, sono colori in movimento, cacciatori, prede, gruppi interi ad intraprendere percorsi invisibili: io li seguo, lontano, sulla linea dell'orizzonte.



Per quanto possa essere preparati, per quanto possa averne letto, osservato immagini, viaggiato con la mente, approcciato spuntoni di ghiaccio e pezzettoni luccicanti fluttuanti nell’acqua, niente di tutto questo basterà a descriverlo. Io non lo dimenticherò. Non dimenticherò il rumore, che esplode nel silenzio. Un silenzio colmo di emozione e tensione, l’acqua che improvvisamente si anima, ondeggia, si infrange. Laddove ogni cristallo immobile è potenza, pronta a ruggire. Il ghiaccio, la montagna, vivono, si muovono, parlano. Questo tonfo precipita fino in profondità. E risuona dentro di me. Allungo la mano, questa straordinaria esibizione di forza, immensità d’azzurro, di azzurri, che si compongono dentro un mondo di ghiaccio, una favola fantastica che si ricompone sorgendo dal suo ammasso di frammenti incastonati, credo quasi di poterli toccare, sfiorare, tanto sono vertiginosamente vicini, prima che un nuovo boato mi riporti alla realtà.



Scricchiola, un po'. E' il ghiaccio sotto i ramponi, per me un'esperienza nuova. Ho la sensazione di muovere passi sopra secoli interi, qualcosa che è troppo vasto perché riesca a racchiuderlo nelle dimensioni del mio mondo. Nel tempo e nello spazio. Lentamente, ho immaginato di addentrarmi in questo paesaggio fantastico, dove a brillare è ogni singolo cristallo, e di fronte a me si stagliano figure scolpite, mura inaccessibili e speroni spaccati. E come sempre, immergo le mani nell'acqua gelida, piccoli laghi, pozzi profondi che si perdono tra le pieghe del ghiaccio, o torrenti che nascono e scompaiono chissà dove, e, purissima, la porto alla bocca. Sento la vita pulsare al contatto, scorrere con quella stessa purezza. Ed ogni passo è una conquista in questa piccola avventura.



Solo una cosa manca. È l’oblio. Con il metallo, Dio salva la scoria e nella sua profetica memoria stanno le lune antiche e le future.

Tutto è lì. Le migliaia di riflessi lasciati dal tuo volto tra i crepuscoli dell’alba e della sera negli specchi e quelli che continuerà a lasciare.

E tutto è parte del diverso cristallo che è quella memoria, l’universo; sono infiniti gli ardui corridoi

e le porte si chiudono al tuo passo; solo dall’altro lato del tramonto potrai vedere Archetipi e Splendori.

(Everness – Jorge Luis Borges)



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