Dal mondo sfarzoso ed esagerato della Florida a quello più composto e problematico di uno degli stati più poveri del Paese il passo è breve, il tempo di un volo, ed una coincidenza acciuffata per pochi minuti. E arrivi in Louisiana, nel profondo sud degli Stati Uniti. Le ville imponenti ed inaccessibili, le automobili superlussuose, il paesaggio di luci e divertimenti ad altissima tecnologia lasciano il posto ad un paesaggio dolce e ripetitivo, dominato da quell'elemento naturale che da sempre ne ha condizionato la storia, il Mississippi e le sue acque vitali e distruttive allo stesso tempo. Anche l'aria, calda e soffocante, proveniente dall'immenso delta di uno dei fiumi più grandi al mondo, pare ti avvolga in maniera diversa, mentre i suoni della natura sembrano accordarsi su un ritmo lento e cadenzato che rifugge i ritmi frenetici di una vita non assaporata. La cosa che colpisce maggiormente, subito, è la mescolanza di culture che qui più che altrove, affonda le proprie radici nel passato: i nomi francesi, le architetture spagnole, che fanno sentire certi luoghi non così lontani dal mondo europeo, i tratti somatici della popolazione ed i problemi sociali latenti che nelle grandi città basta svoltare l'angolo perchè riappaiano, i sapori ed i suoni tanto variegati, tutto sembra annidarsi in maniera inestricabile attorno a questa terra e a queste acque.
L'arrivo a Baton Rouge, quella che dovrebbe essere la capitale, una calda domenica pomeriggio è sconcertante. Il centro deserto, non una persona a camminare per le vie sotto il sole, e solo la voce sussurrata del fiume, elemento costante ed invisibile, nascosto dagli argini sopraelevati che tentano di contenerne la forza, ad accompagnarti per le vie, dove edifici enormi occupano interi isolati, e la sede del governo si erge lungo i piani di una torre squadrata posta al termine di una scalinata che reca scolpiti i nomi di tutti gli stati americani e la data del loro ingresso nella confederazione. La vista dalla cima si apre sulla città, oltre i parchi disegnati con squadra e compasso fin alla linea azzurra ed indefinita dell'orizzonte. Con quel fiume, sempre, a far da padrone, le imbarcazioni ed i rimorchi che procedono lentamente, e l'ombra minacciosa di enormi raffinerie di zucchero e di petrolio. Perchè il nuovo si mescola col passato, e le antiche piantagioni sono soppiantate da moderni e devastanti impianti industriali.
Sì, le piantagioni, immerse nel verde, nascoste da alberi secolari, giardini splendenti e viali alberati che compongono quadri perfetti. Costeggiano il fiume fin a sud, a New Orleans e rimangono testimoni sopravvissuti alla Guerra Civile di un'epopea, raccontano storie, ed altre storie colpevolmente nascondono. Perchè gli arredamenti sfarzosi, le grandi cucine, le mobilia all'ultima moda sono solo una faccia di una medaglia mostrata solo a metà. Quella più oscura è soltanto accennata, raramente, eppure continua a provocare cicatrici profonde. Schiavitù: anche questo significano i viali di querce splendenti, le abitazioni sopraelevate, i campi di coltivazione ancora produttivi. Forse in modo diverso da come la percepiamo noi oggi, forse accettata come status sociale, ma pur sempre tale.
E le poche baracche ancora esistenti, addossate ai campi, fatiscenti e così tremende da vivere nella loro quotidianità, commuovono al solo passaggio, perchè sotto il sole cocente o nelle notti afose infestate di insetti, questa era la vita (intera) delle piantagioni. Seguire il fiume rimane un'emozione, ed al tempo stesso impegna a leggere la storia come un romanzo... più a sud le acque diventano palude e si trasformano in bayou. La vegetazione fitta e selvaggia nasconde uccelli dal piumaggio spettacolare e gli sguardi spietati dei coccodrilli, legittimi padroni del territorio, mentre ovunque risuonano le note di una musica antica, testimone di un popolo dimenticato, gli Accadiani, ed ovunque le portate a base di gamberetti sono declinate in ogni variazione possibile. Cultura cajun, cucina creola, ogni luogo conserva geloso le proprie radici e la propria storia. Ma come mi aveva colpito appena arrivato in città, ognuno la sera, quando il caldo asfissiante del giorno sembra lasciare tregua, si siede sotto una veranda di legno o si concede una passeggiata lungo gli ampi margini del fiume, e va a comporre un quadro di ombre indefinite sullo sfondo di un tramonto accecante, le nuvole dipinte di fuoco, e le acque lente e silenziose come un sussurro, ma vaste come un mare.
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