top of page
Immagine del redattoreoytis

Le linee nel deserto - Nazca


 



E’ necessario salire su un aereo per poter davvero vedere. La’ dove linee rette spiccano il volo verso l’orizzonte, verso un cielo terso ed azzurro, e dove il deserto si apprezza in tuta la sua desolante vastità. E chissà se davvero quel cielo limpido e le stelle della notte, l’altezza di un sole implacabile, ed il passare delle stagioni non guidassero quelle mani mortali a tracciare una guida attraverso un calendario astronomico ed universale. Così mi piace pensare che un messaggio ancestrale ci leghi a quelle persone, che hanno vissuto prima di noi, al loro tentativo di comunicarcelo.

E’ un pensiero che mi affascina ed al tempo stesso rattrista, perché queste linee sono tracciate nella stesa polvere di chi le ha tracciate. Le linee, osservate da quassù sono semplicemente un’emozione che sia al tempo stesso l’ammirazione per qualcosa di straordinario e l’incapacità di capirlo. Nell’alternarsi di figure geometriche, immagini di animali stilizzati, e figure umane, sono tutte disegnate con mano precisa su una tela gigantesca priva di confini, alcune tanto estese da scavalcare il campo visivo. Così come senza confini il loro significato si consegna all’eternità.


Non soltanto le linee. Ma sempre deserto. Una presenza costante che si manifesta in maree di sabbia, speroni rocciosi o il profilo di un albero striminzito abbandonato a se stesso. Le linee sono lì, invisibili da terra, dove non sono molto più che una manciata di sassi. Mistero, ancora più fitto quando si osserva da questa prospettiva, ancorati alla terra come quegli uomini che secoli fa le seppero concepire, e non si cerca nemmeno di capire, ma di immaginare. Questo viaggio indietro nel tempo, attraverso i tesori custoditi ed usurpati sotto una patina di sabbia che pare quasi polvere, porta a ritroso in un mondo nel quale si nascondono piramidi gigantesche, interi villaggi di mummie silenziose e straordinarie opere di ingegneria. Un mondo sommerso, fatto di templi, acqua cristallina che sgorga dal terreno solamente piegando all’ingegno umano la forza del vento, ed un popolo intero che è ormai perduto nell’olio.



Cammino, seguendo un tracciato ben preciso. Di scavo in scavo, si spalancano piccole finestre verso il mondo dei morti. Le mummie, col loro sguardo fisso ed il sorriso beffardo nel quale le ha sospese la morte, restano accovacciate in posizione fetale. Vestite dei loro garmenti, i gioielli comparsi, e la pelle tesa, in qualche caso a seguire una smorfia, guardano a est, fiduciose di una nuova rinascita. Ed ancora una volta, provo commozione e tristezza nel cercare di dare un’anima a queste figure ora sedute immobili in un buco di sabbia, ne immagino il respiro, lo sguardo e le paure, in questa storia che si ripete per ogni essere vivente, senza che vi sia una via d’uscita possibile. La loro posizione, che richiama la natura in un gesto che ci appartiene a tutti, è essa stessa una speranza consegnata all’ignoto alla fine di tutto. Lentamente, la sabbia scivola dall’orlo degli scavi, brucia i resti, si riappropria con forza incrollabile di ciò che le appartiene. C’è uno stato di precaria trasandatezza nel modo in cui questi scavi sono abbandonati a se stessi. Provo tristezza nel pensare che questo deserto e’ pieno di queste anime perdute, e che molte di esse, come attestano le ossa ed i teschi sparsi ovunque, hanno incontrato una sorte ben peggiore dei loro compagni, profanate e gettate al vento dopo secoli di buio e silenzio.



Sempre in silenzio, al termine di una pista perduta e tanti scossoni. Ciò che vedo e’ soltanto la punta, continuo a ripetermi, ed ogni montagna e’ in realtà un tesoro nascosto. Eppure ciò che emerge basta a delineare piramidi sovrastanti ed un complesso carico di fascino e di mistero. Perché come sorse ed esplose in tuta la sua potenza, così scomparve inghiottito dalle pieghe del tempo, e dalla forza distruttrice dalle terra. Il fiume scorre ora lontano, ed ora non resta altro che lo sguardo un po’ intontito di un contadino delle vicinanze ed il fruscio del vento attraverso foglie inaridite dal sole. In questo silenzio, ho praticamente il sito tutto per me, e tanto basta per emozionarmi di poter attraversare liberamente attraverso quelle stesse pieghe del tempo, e di farmi sentire orgoglioso di essere giunto al termine di un confine invisibile. Credo che, liberato completamente dalla sabbia, questo sito farebbe impallidire il mondo.



2 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Amazonas

ความคิดเห็น


bottom of page