"...Il vento fa alla mia casa la sua ronda di singhiozzi e di urlo, e spezza, come un cristallo, il mio grido. E nella pianura bianca, di orizzonte infinito, guardo morire immensi occasi dolorosi..."
(Gabriela Mistral)
6-7 Novembre 2018
Carretera Austral. L'ho visto per la prima volta illuminato da fari nella notte, questo cartello, il logo di stella stilizzata ed una interminabile linea che serpeggia verso luoghi il cui nome evoca il mito e che é essenza stessa del motivo per cui sono qui. Prima immaginata, soltanto, nel buio, dopo averla a lungo cercata su una mappa, poi a poco a poco polverosa, a bordo di bus che ogni tanto non mancano di essere sgangherati, il cui passaggio é sempre un'incognita. L'epica della strada inizia qui, a mezzanotte, bussando ad una porta silenziosa. Inizia ad un tavolo, seduto con un compagno di viaggio francese, improvvisato fin dal porto di Quellon, ultima propaggine dell'isola di Chiloe, alla luce che sembra ardente di un locale i cui riflessi si perdono in un boccale di birra torbida come la notte, gelida come il vento che spira là fuori per le strade deserte.
Se c'era un punto, sulla mappa, che volevo segnare, si trattava di questo. Le Capillas de Marmol erano quel luogo segreto che avevo lontanamente sfiorato e custodito da parte nella mia risalita, la volta precedente, lungo il fronte argentino. Erano quel luogo che avevo fatto promessa. Fa una certa sensazione pensare che oltre le montagne, ad est, si stende una strada conosciuta, percorsa e vissuta, non molto tempo fa. Anche se sembra un'eternità. Ed allo stesso tempo un battito di ciglia. Perché questo paesaggio é diventato in parte essenza di me. Ora cavalchiamo le onde, turchesi ed algide, come il ghiaccio che le ha generate. Perché tra i riflessi turchesi si imprimano immagini di un'altra meraviglia dalla Fin del Mundo, tassello di un puzzle che non smetto di comporre. Mi muovo come sul bordo smussato di una pietra preziosa che, spaccata, lascia intravedere i suoi disegni astratti e geometrici, colori sfavillanti e cerchi ipnotici. A motore praticamente spento, il piccolo motoscafo si inoltra nella penombra, quasi si lasciasse inghiottire nel ventre di un essere immobile e gigantesco, sfiorandi quei pilastri della terra forgiati dal vento che nel vento incontrano l'acqua.
C'é una strada secondaria che da Puerto Rio Tranquilo diparte alla volta di Bahia Exploradores, verso un ghiacciaio che si dice sia tra i più belli (ed i più in pericolo) del Sud America. Volevo raggiungerlo ad ogni costo. C'é una strada che é stata sbarrata, al chilometro 53, da pochi giorni soltanto, dalla furia della natura. Ma anche questa non é una novità, a queste latitudini, lungo la Carretera Austral. Ed un luogo che rimane lontano, immaginato soltanto, con rammarico, e che già mi manca, perché era uno dei punti centrali che avevo segnato su questa mappa.
"...La fine del mondo: Il ghiacciaio della laguna di San Rafael precipita nelle nevi perenni del Hielo Continental andino. Come vele gelate, iceberg galleggiano su un’acqua color del freddo. Sono blocchi immensi che si staccano, con rombi di tuono, dalle pareti del ghiacciaio e navigano, senza pace, tra i fiordi del Cile. I raggi del sole trapassano “con fugaci arcobaleni” le iridescenze violacee di questi iceberg abbaglianti, lucenti come “sinfonie di colori e musica”..."
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